L’Intervista | Roberta Vitale Presidente Cfs Napoli

Roberta Vitale a tutto campo su edilizia, sicurezza, formazione, innovazione

Un settore dinamico, quello del costruito, fondamentale per l’economia e la società italiane, ben rappresentato da Roberta Vitale, forte di una consolidata esperienza manageriale e di dirigente associativa. Amministratore unico dell’impresa Grv Costruzioni e Restauri, è anche presidente del Centro Formazione e Sicurezza Napoli, componente del Cda del Formedil e del Consiglio generale dell’Ance nazionale.

L’architetto Roberta Vitale, amministratore unico dell’impresa Grv Costruzioni e Restauri, è stata presidente dei Giovani imprenditori Ance. Oggi, oltre che presidente dal 2021 del Cfs (Centro Formazione e Sicurezza) Napoli, è componente del Cda del Formedil e del Consiglio generale dell’Ance nazionale.

Una giovane donna, imprenditrice e dirigente associativa che può già vantare significative esperienze e che si spende in prima persona per il buon andamento del settore nella sua molteplice composizione, oltre che per guidare direttamente l’impresa di famiglia.

In considerazione della sua intensa attività e della vasta conoscenza locale e nazionale del settore, l’abbiamo intervistata per avere utili indicazioni sul presente e sul futuro del comparto.

Il Cfs è un ente bilaterale gestito pariteticamente da Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil e Acen (Ance Napoli), organizzazioni sindacali e datoriali del settore edilizia, nato dalla fusione di due enti, il Centro Formazione Maestranze Edili, indicato per la formazione e la ricerca e il Comitato Paritetico Territoriale, indicato per la tutela della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro.

La realtà, fra le molte attività, forma ogni anno oltre mille operai e tecnici, organizza più di cento corsi ed effettua circa mille sopralluoghi consulenziali nei cantieri. All’interno dell’ente, è attivo Blen.it, la Borsa Lavoro, servizio nato per favorire la domanda e l’offerta di lavoro. Il Cfs si occupa anche di asseverazione e dei modelli di gestione della sicurezza sul lavoro.

Presidente Vitale, quali sono i principali obiettivi che si propone di raggiungere durante il suo mandato al vertice del Cfs Napoli?

In verità l’obiettivo è uno solo: accompagnare il settore edile nella sua crescita e nella sua evoluzione, garantendo una formazione professionale sempre più qualificata e alti livelli di sicurezza in tutte le fasi produttive del processo edile. Per fare questo, mettiamo a disposizione di imprese e operatori edili la possibilità di seguire continuamente corsi di aggiornamento e formazione, anche gratuitamente. Inoltre, forniamo consulenza direttamente in cantiere ed assistiamo le imprese nella valutazione di tutti i rischi specifici, fornendo misurazioni di rumori e vibrazioni e, a breve, anche di sostanze organiche volatili tossiche nocive e cancerogene, della temperatura, dell’umidità e dell’illuminamento sui luoghi di lavoro, dei Cem (campi elettromagnetici) e dei valori di elettrosmog in corrente continua e alternata, di gas radon, di polveri totali, inalabili, respirabili e sostanze gassose e vapori.

Come descriverebbe l’attuale fase dell’edilizia italiana?

Direi che l’edilizia italiana è sicuramente in una fase di risalita, ma purtroppo questa crescita non è stata dettata da interventi strutturali, quanto piuttosto dall’effetto dei bonus che, almeno per come si presentano oggi, hanno una natura temporanea e non possono rappresentare, insieme ad altri, elementi di stabilità per il settore. Mi spiego meglio. Venivamo da una lunga crisi di settore e la pandemia è stata per noi l’ultima goccia in un mare di problematiche che affliggevano il settore da più di dieci anni. L’opportunità dei bonus edilizi – e soprattutto dello sconto in fattura con successiva cessione – ha dato una scossa all’edilizia che probabilmente nessuno, neanche il Governo, si aspettava. Nel frattempo, si è iniziato a lavorare per utilizzare al meglio i fondi del Pnrr. Infine, l’impennata dei prezzi delle materie prime e, quindi, dei materiali da costruzione, la guerra e il folle aumento dei costi dell’energia. Tutto questo ha finito per distorcere il nostro mercato. L’impossibilità – a valle – per le imprese di fare una programmazione della propria attività almeno a medio termine ha spinto il mercato a ragionare in termini di “qui ed ora” e questo, ovviamente, rende molto incerto il futuro di tutto il settore.

Quali iniziative sul versante sicurezza caratterizzano l’attività del Cfs Napoli?

Per garantire alti standard di sicurezza in cantiere, soprattutto in questa fase storica, dove sono troppe le imprese di costruzione sorte in maniera “improvvisata”, è necessario incrementare l’attività di sensibilizzazione nei confronti di tutti gli stakeholder, in collaborazione con gli enti che sono tenuti al controllo del rispetto delle norme relative alla sicurezza e salute sui luoghi di lavoro. Per questo, nell’ultimo anno abbiamo realizzato un ciclo di incontri dedicati: “I giovedì della sicurezza”, in collaborazione con la direzione regionale Campania dell’Inail, Aifos (Associazione Italiana Formatori e Operatori della Sicurezza sul Lavoro) e Gruppo 24Ore. Nella stessa direzione, va lo sforzo d’integrare le ultime iniziative tecnologiche nel ciclo produttivo. Ritengo, infatti, che l’innovazione tecnologica sia un valido strumento per ottimizzare le capacità delle risorse umane e per garantire un maggiore controllo delle molteplici attività che si svolgono in cantiere. In quest’ottica, il Cfs ha portato avanti numerose iniziative come il progetto Sisca, in collaborazione con l’Inail o il progetto Safety Helmet (casco intelligente) in collaborazione con l’Its Bact. Entrambi i progetti consentono l’utilizzo di sensori georeferenziati applicati ai Dpi, alle recinzioni, ai macchinari e alle attrezzature di guidare e prevenire comportamenti a rischio e/o infortuni.

Per la formazione state seguendo strade nuove o applicando specifici progetti?

Negli ultimi mesi abbiamo avviato due progetti interessanti: il corso di 160 ore per operaio polivalente in collaborazione con l’Anpal e il corso di formazione per i detenuti del Carcere di Poggioreale, entrambi completamente gratuiti. In particolare, il Protocollo di Intesa tra Cfs e il Carcere di Poggioreale di Napoli, sottoscritto lo scorso 23 giugno, prevede lo sviluppo di attività educative finalizzate al rispetto, alla promozione e alla diffusione della cultura della regolarità e della sicurezza sul lavoro, aiutando a comprendere come siano importanti le regole per un corretto approccio alla tutela della salute e sicurezza sul lavoro. Il progetto di formazione ha visto peraltro prevalere le ore di pratica a quelle di teoria. Il nostro obiettivo era e resta quello di realizzare un percorso di educazione alla legalità e alla sicurezza sul lavoro anche come strumento preventivo per il reinserimento sociale. Inoltre, nel mese di ottobre abbiamo pubblicato la seconda edizione del Bando per formare operai edili polivalenti. Sulla scorta di quanto realizzato nel primo semestre dell’anno, le selezioni si terranno agli inizi del mese di novembre mentre il progetto formativo di 160 ore inizierà il prossimo 14 novembre. Obiettivo fondamentale è riattivare la formazione professionale attraverso la vecchia scuola di formazione. Per portare avanti questo progetto, abbiamo sottoscritto un Protocollo di intesa con Anpal Servizi, per ottimizzare la ricerca di personale da formare e successivamente inserire nelle aziende del comparto edile.

Sappiamo quante polemiche abbia suscitato il Superbonus 110%. Lei che cosa ne pensa, è uno strumento utile, sia pur da migliorare oppure ha ragione chi vorrebbe andasse in soffitta?

Come dicevo prima, lo strumento dei bonus edilizi e soprattutto quello relativo alla possibilità di effettuare lo sconto in fattura con successiva cessione del credito, è stato fondamentale per dare l’avvio alla ripresa del settore. Purtroppo, però, come spesso succede in Italia, nessuno si era reso conto della portata finanziaria dello strumento, lasciando troppa libertà ai vari attori che dovevano prendere parte al processo. Si è tentato poi di correre ai ripari con successive, continue modifiche normative che non hanno fatto altro che peggiorare la situazione, rendendo il mercato incerto e instabile e, cosa ancor più grave, favorendo talvolta malintenzionati e truffatori, a scapito delle imprese serie e strutturate. Detto questo, lo strumento in linea di principio è valido, soprattutto nei suoi obiettivi: migliorare l’efficienza energetica e sismica del nostro vetusto patrimonio edilizio. A oggi, quindi, è assolutamente necessario rimodulare e stabilizzare questi incentivi, consentendo a tutti gli attori della filiera una giusta e adeguata programmazione e, quindi, ottenere un patrimonio edilizio più sicuro, rinnovato e meno energivoro. Quanto mai necessario in queste ore.

Che spazi reali ci sono per le donne in edilizia?

È indubbio che le donne sono e resteranno ancora per molto tempo un esiguo numero nell’ambito della manodopera edile. Le caratteristiche stesse del cantiere non sembrano essere “ospitali” per le donne, ma lentamente anche questo potrà cambiare, soprattutto con l’incremento dell’utilizzo di tecnologie innovative. Al contrario, nell’ambito professionale e dirigenziale, già da una decina di anni sono aumentate le donne che lavorano nelle imprese di costruzione come responsabili o direttori tecnici, senza contare quelle che, come me, hanno ereditato la gestione dell’azienda di famiglia. Le difficoltà non mancano, come anche in altri settori, ma sembra che il soffitto di cristallo sia stato definitivamente infranto anche con l’elezione della neopresidente di Ance, l’imprenditrice napoletana Federica Brancaccio! 

Manca manodopera. I giovani restano lontani dai cantieri. Come è possibile invertire la tendenza?

La manodopera manca perché veniamo da anni dove la decrescita del settore ha portato la maggior parte delle imprese a ridurre il proprio personale, trattenendo ovviamente quello più specializzato e fidelizzato in azienda. Questo processo non ha lasciato spazio alle forze più giovani che, non trovando prospettive lavorative nel settore edile, hanno rivolto la loro attenzione ad altri settori. Oggi ci troviamo di fronte a una difficoltà incredibile nel reperimento di qualsiasi tipo di manodopera, con conseguenze drammatiche per tutti gli ambiti del nostro settore. A mio parere, per tentare di risolvere questo problema è necessario percorrere due strade: da una parte, bisogna spingere verso l’innovazione tecnologica del settore, anche nella fase produttiva del cantiere, parlando e avvicinando i giovani, con il loro stesso linguaggio; dall’altra parte, è necessario che tutto il mondo delle costruzioni impari a comunicare meglio verso l’esterno le proprie peculiarità, dai vantaggi della bilateralità alle tutele del nostro Ccnl, alla bellezza del lasciar traccia del nostro lavoro nello sviluppo urbano delle nostre città. Costruire, costruire bene un edificio o un ufficio, riqualificare un quartiere o dare nuova vita a un’area abbandonata dà una soddisfazione impagabile. Solo quando vivi e sei parte di questo processo di trasformazione lo capisci appieno.

Il Pnrr può consentire di recuperare il passo in tema di infrastrutture pubbliche?

Il Pnrr potrebbe incidere in maniera radicale sulle infrastrutture italiane, ma siamo già in ritardo! Sono ancora pochissime le regioni in cui sono stati pubblicati i primi bandi finanziati dal Pnrr. Purtroppo, è innegabile che troppo spesso le pubbliche amministrazioni locali si sono fatte trovare impreparate alla possibilità di adoperare in modo adeguato i fondi europei. È indispensabile, quindi, accelerare e semplificare i processi decisionali che portano all’esecuzione delle opere, anche accompagnando le amministrazioni locali, sempre nel rispetto dell’equità, dei principi di concorrenza e della qualità dell’opera realizzata.

L’innovazione e la digitalizzazione fanno parte della cultura delle imprese edili oppure c’è molto ancora da fare su tale versante?

La digitalizzazione del settore è un obiettivo reale per tutte le imprese che vogliono far parte del futuro delle costruzioni. Certo, quando abbiamo iniziato a parlarne, sia in Ance sia nelle nostre aziende, sembravamo alla ricerca di una chimera irrealizzabile. Il tempo però ci sta dando ragione: non solo Bim, ma anche costruzioni digitali e realtà virtuale e aumentata stanno entrando di diritto nelle business plan delle imprese edili. Sicuramente la strada da percorrere è ancora lunga, ma le premesse sono solide e promettenti.

Come valuta la rigenerazione urbana? La maggior parte del patrimonio immobiliare italiano necessita, per usare un eufemismo, di interventi radicali. Quali sono le sue proposte per rendere fattibili e sostenibili gli interventi a tal proposito?

È indubbio che il patrimonio edilizio italiano, soprattutto quello realizzato negli ultimi cento anni, ha una necessità urgente di essere “rigenerato”, sia in termini edilizi sia urbanistici. Dal punto di vista edilizio, la parcellizzazione della proprietà privata nel nostro Paese ha sempre reso molto complesso portare a termine interventi radicali. I bonus edilizi sono nati oltre 15 anni fa proprio per questo: incentivare i singoli proprietari a riqualificare da un punto di vista energetico e statico le proprietà immobiliari. In quest’ottica, si tratta di strumenti assolutamente validi, ma vanno stabilizzati e modulati tenendo presente l’obiettivo finale ed evitando gli errori fatti finora. Inoltre, è indispensabile rendere più accessibili e convenienti le operazioni di demolizione e ricostruzione, soprattutto laddove tentare di riqualificare immobili senza alcun valore storico e architettonico è un’operazione svantaggiosa dal punto di vista economico e nell’ottica del miglioramento delle prestazioni sismiche ed energetiche. 

Quanto pesa sulle imprese del settore il folle rincaro dell’energia elettrica e del gas?

Purtroppo, molto. Il caro energia, unito al caro materiali, che già da oltre un anno stava imperversando sul settore edile, potrebbe a breve determinare non solo l’interruzione della maggior parte dei cantieri attualmente in essere, ma anche il mancato avvio delle opere finanziate con il Pnrr. Con conseguenze disastrose non solo sul mondo delle costruzioni, ma – com’evidente – su tutta l’economia italiana. Vero è che il nostro settore non è sicuramente tra quelli più energivori, ma lo sono le industrie che producono la maggior parte dei materiali che noi mettiamo in opera. Dai ponteggi ai pannelli coibentanti, dal ferro alle ceramiche, non solo i prezzi in alcuni casi si sono triplicati, ma al momento dell’ordine è impossibile sapere quando questi materiali arriveranno in cantiere! La filiera del settore è lunghissima e se salta anche un solo anello della catena, sarà impossibile per le imprese portare a termine appalti e commesse nel rispetto degli impegni presi. E come economia e come Paese non possiamo permettercelo.

Un settore dinamico, quello del costruito, fondamentale per l’economia e la società italiane, ben rappresentato da Roberta Vitale, forte di una consolidata esperienza manageriale e di dirigente associativa.

di Adriano Baffelli

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