Produzione |Prodotti lapidei

Stone Sector stima un mercato dei lapidei in crescita

Presentato il volume redatto da Imm che rassegna il bilancio e le prospettive del commercio internazionale di prodotti lapidei. Resta al primo posto la Cina, al secondo l’Italia con uno stabile mercato di prodotti lavorati. La pietra naturale ha come mercato di riferimento il settore delle costruzioni che nel 2014 ha avuto un valore pari 6800 miliardi di euro.

Secondo Stone Sector edizione 2015, volume redatto da Imm >> (Internazionale marmi e macchine) che mostra il bilancio e le prospettive del commercio internazionale dei prodotti lapidei, la pietra naturale (marmi, graniti, pietre, travertini) ha segnato nell’anno appena trascorso un interscambio mondiale di 86 milioni di tonnellate in crescita (+7,4% rispetto al 2013), per un valore di 22,8 miliardi (+ 1,8%) con una stabilizzazione di quote fra i primi dieci paesi che però presentano variazioni interessanti nelle percentuali.

Stone_Sector_2015_presentazione

In questo scenario la Cina continua a detenere la quota più elevata di mercato con un 35,8% (fra i partner più significativi il Giappone e i paesi dell’area) seguita dall’Italia con il 13,5% con mercato stabile sui prodotti lavorati ad alto valore aggiunto, mentre la Turchia con il 12,1% (in calo consistente rispetto al 12,9% del 2013) è seguita da India (10,8%) e dal Brasile con il 7,0%, È interessante il nuovo mercato dell’Iran che, in un solo anno è passato da 1,1% a 1,8% e si distingue per produzione export e consumi interni oltre che per import di tecnologia italiana.
La pietra naturale ha come mercato di riferimento il settore delle costruzioni che nel 2014 vale 6800 miliardi di euro di cui il 51% è attribuito all’Asia con un’attività in ripresa dopo sette anni di crisi generalizzata.

Fabio Felici | Presidente Imm Carrara
Fabio Felici | Presidente Imm Carrara

Fabio Felici | Presidente di Imm Carrara
«Uno strumento utile a tutti, operatori, specialisti e istituzioni che rappresenta solo una parte della nostra mission aziendale che è quella di studiare il settore, comprendere e segnalare le dinamiche e promuovere l’uso della pietra. Quelle che proponiamo, infatti, non sono semplici tavole statistiche ma anche riflessioni su trend in atto o emergenti che in Italia interessano oltre 10mila aziende e più di 50mila addetti che costituiscono una vera eccellenza ma che devono affrontare anche problemi complessi che si possono affrontare solo in un quadro di confronto e di condivisione».

Manuela Gussoni | Responsabile dell’ufficio studi Imm
«La Cina ha fatto segnare un valore complessivo dell’export di 4,6 miliardi (+5,6% rispetto al 2013) con il granito che costituisce il 70% del totale (3,2 miliardi di euro, +6,4%) diretto in particolare verso Corea del Sud e Giappone ma vede crescere anche l’export di lavorati in marmo (1,3 miliardi di euro, +4,5%) diretti in particolare verso gli USA. La Cina è anche il primo paese per importazioni con 14,7 milioni di tonnellate (+4%) acquistate principalmente dalla Turchia che, in questa fase, sconta il rallentamento della domanda cinese. Il secondo mercato mondiale per domanda interna è quello degli Stati Uniti che hanno importato per quasi 2 miliardi di euro (+5% ) mentre si notano segnali di ripresa del mercato europeo con i paesi dell’UE che hanno importato per un valore complessivo di 2,3 miliardi di euro con un piccolo +0,3% ma lontani dai 2,6 miliardi del 2012».

Mercato italiano. L’Italia, saldamente al secondo posto mondiale, nel 2014 ha esportato 4.194 mila tonnellate di marmi, graniti, travertini e altri materiali sia grezzi sia lavorati per un valore di quasi 2 miliardi di euro con un saldo attivo di oltre 1,5 miliardi di euro. Il traino è il marmo lavorato che a fronte di un calo del -3,5% per le quantità esportate ha segnato un aumento dei valori del +3,8% con un export di 891.933 tonnellate di lavorati di marmo per quasi 936 milioni di euro un valore medio unitario di 1049 euro a tonnellata (+7,5%) mentre l’export di marmo in blocchi e lastre è stato di 1,3 milioni di tonnellate per un valore di 331 milioni di euro. Fondamentali per il trend italiano sono state il complesso delle aziende di estrazione e trasformazione, in particolare quelle export oriented, e l’organizzazione dei distretti in cui operano e la qualità degli addetti che rappresenta un elemento distintivo importante sui mercati internazionali.

cave-di-marmo-di-CarraraProduzione italiana. Un panorama composto da 10.698 aziende (1.084 nel settore dell’estrazione) che nel 2011 contava su 54.201 addetti complessivi con la maggior concentrazione di dipendenti nel distretto veneto (Verona, Padova, Vicenza) con 5.634 unità seguito dal comprensorio apuo-versiliese (Massa Carrara, Lucca, Spezia) con 4.511 e dal distretto pietre di Puglia (Bari, Battipaglia-Andria-Trani, Foggia, Lecce) con 3.822 addetti mentre il comprensorio lombardo (Bergamo e Brescia) si colloca al quarto posto con 3.340 unità. Nelle valutazioni generali hanno un ruolo fondamentale i flussi e i valori dell’export dove anche nel 2014 si è confermato al vertice il comprensorio lapideo apuo-versiliese (Massa Carrara, Lucca, Spezia) che ha esportato lavorati per 481 milioni di euro, con una crescita di +0,9% rispetto al 2013. Il distretto veneto (Verona, Padova, Vicenza) segue con 475,4 milioni. La produzione italiana, secondo Stone Sector di Imm, registra una ripresa dell’export verso il mercato Ue (valore di 485 milioni e +4,7%) grazie a Germania e Gran Bretagna ma continua a crescere il valore dell’export verso gli Usa (371 ml, +2,3%) anche se con una riduzione delle quantità a favore della qualità mentre è in calo il valore dell’export verso il medio oriente ad eccezione di Kuwait, Emirati Arabi, Libano e Israele. Anche la Cina vede una flessione delle sue importazioni nel 2014.

Sostenibilità e filiera corta. Lo studio redatto da Imm, analizzando le caratteristiche e le opportunità dei mercati, ha individuato come parole chiave per la definizione di ogni strategia imprenditoriale di successo: sostenibilità e innovazione unite al recupero e valorizzazione degli scarti, alla filiera corta a un basso impatto ambientale e alla concezione del prodotto, dell’ambiente e dell’occupazione come valori condivisi per una legittimazione sociale dell’intera filiera.
Per le piccole e medie aziende del marmo si aprono opportunità interessanti legate alla creazione di una filiera locale di produzione di prodotti ad altissimo valore aggiunto da distribuire attraverso una rete globale introducendo innovazione e sfruttando l’ incrocio delle nuove tecnologie digitali con la manifattura tradizionale implementate da una costante e corretta comunicazione del valore identitario del marmo anche con strategie di marketing per il sostegno del prodotto ad alto valore aggiunto.

Statuario venato marmi di carrara

Giampaolo Vitali | Ricercatore Cnr e segretario Gruppo economisti di impresa
«L’insieme delle società di capitale, a livello nazionale ha registrato nel 2013 un fatturato di quasi 4 miliardi di euro, nel 2013 a livello nazionale ed emergono le leadership del distretto apuo-versiliese e del distretto di Verona con  900 milioni di fatturato ciascuno. Stesse affermazioni valgono per l’occupazione e il numero di imprese: il peso di Verona e dell’ apuo-versiliese è doppio rispetto ai distretti lombardi, e di 5-6 volte rispetto agli altri distretti del Nord (Piemonte, Lombardia e Trentino) e del  centro-sud Italia (Lazio, Puglia, Sicilia, Sardegna). L’impatto della crisi generale sul settore è stato pesante a livello nazionale, con una caduta del fatturato del 12% nel 2009 e una ripresa nel 2010 e nel 2011, con successivo assestamento nel 2012 e 2013. Il dato finale del 2013 è ancora inferiore rispetto a quello iniziale del 2008, soprattutto nel comparto dell’estrazione rispetto a quello della lavorazione. Dentro questa dinamica nazionale vi sono performance territoriali molto differenti, con il distretto toscano che mostra un livello del fatturato nel 2013 che supera del 10% quello del 2008, mentre i distretti del Lazio, della Puglia, del Trentino e della Sicilia sono ancora inferiori del 20%. A causa della stagnazione della domanda nazionale, le esportazioni sono diventate il principale driver della ripresa nel comparto lapideo come del resto in gran parte dell’industria manifatturiera italiana. A questo proposito l’Osservatorio (che nasce da una partnership fra Cnr e Imm) ha analizzato le performance dell’export delle singole imprese italiane riscontrando che delle 1.131 imprese della filiera produttiva che esportano direttamente ben 220 operano nel distretto toscano, e di queste le 20 imprese più importanti determinano quasi i tre quarti delle esportazioni totali».

Daniele Mocchi | Istituto studi e ricerche (Isr) della Camera di commercio di Massa-Carrara
«Se il settore dell’estrazione (che dal 2007 presenta performances positive) è in ottima salute con valori record sul 2013, anche i dati del comparto della trasformazione sono positivi con il fatturato cresciuto del +5% rispetto al 2012 e di oltre il +9% sul 2011. Ciò ha consentito di far chiudere in utile anche nel 2013 i bilanci delle società di questo segmento che hanno generato un valore di produzione di quasi 436 milioni di euro con un utile per 9,4 milioni, mentre le 51 imprese dell’estrazione monitorate hanno generato un valore di produzione di 107 milioni di euro, con un margine raddoppiato rispetto all’anno precedente (attualmente di 16,5 milioni di euro)».

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