Opere pubbliche

Varato il nuovo Codice appalti, in vigore dal primo aprile

Con il nuovo Codice appalti, in vigore dal primo aprile, si dovrebbero avere cantieri veloci, più autonomia, meno burocrazia per sindaci e aziende; premiate imprese e materiali italiani e europei. Il Codice afferma il principio della fiducia reciproca nell’azione legittima, trasparente e corretta dell’amministrazione, dei suoi funzionari e degli operatori economici. Introdotto il "dissenso qualificato": le amministrazioni avranno una cornice più limitata per bloccare un’opera. I piccoli comuni potranno procedere ad affidamenti diretti fino a 500mila euro; prevista la liberalizzazione sotto soglia, fino a 5,3 milioni.

Ieri pomeriggio in Consiglio dei ministri il codice degli appalti, rivisto e integrato alla luce delle osservazioni delle commissioni parlamentari, che ha il pregio di procedere nella direzione della semplificazione, sburocratizzazione delle procedure e liberalizzazione. Uno strumento pensato per mettere in grado istituzioni e imprese di lavorare con celerità.

Tempi di gara e trasparenza

Per fare una gara si risparmieranno dai sei mesi a un anno, grazie innanzitutto alla digitalizzazione delle procedure (in vigore dal 1°gennaio 2024). Una banca dati degli appalti conterrà le informazioni relative alle imprese, una sorta di carta d’identità digitale, consultabile sempre, senza che sia necessario per chi partecipa alle gare presentare di volta in volta plichi di documentazione, con notevoli risparmi di costi e soprattutto di carta.

Una norma apprezzabile anche sotto il profilo ambientale. Soggetti appaltanti, ma anche imprese e cittadini avranno disponibili online i dati per garantire trasparenza.

Liberalizzazione appalti sotto soglia

Con la liberalizzazione degli appalti sottosoglia e cioè fino a 5,3 milioni di euro le stazioni appaltanti potranno decidere di attivare procedure negoziate o affidamenti diretti, rispettando il principio della rotazione.

Per gli appalti fino a 500mila euro, allo stesso modo, le piccole stazioni appaltanti potranno procedere direttamente senza passare per le stazioni appaltanti qualificate. Taglio dei tempi notevole soprattutto per quei piccoli comuni che debbano procedere a lavori di lieve entità che hanno tanta importanza per la vivibilità dei luoghi e il benessere delle proprie comunità.

Rivive l’appalto integrato

L’appalto integrato potrà avere come oggetto la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori sulla base di un progetto di fattibilità tecnico-economica approvato e per garantire la conclusione dei lavori, si potrà procedere anche al subappalto cosiddetto a cascata, senza limiti.

Tutela dei funzionari pubblici

Nessuna paura per la firma: niente colpa grave per i funzionari e i dirigenti degli enti pubblici se avranno agito sulla base della giurisprudenza o dei pareri dell’autorità.

Tutele simili per la delicata questione dell’illecito professionale. Nella riformulazione del codice si è proceduto a una razionalizzazione e semplificazione delle cause di esclusione, anche attraverso una maggiore tipizzazione delle fattispecie. In particolare, per alcuni tipi di reato, l’illecito professionale può essere fatto valere solo a seguito di condanna definitiva, condanna di primo grado o in presenza di misure cautelari.

Un’importante innovazione riguarda poi l’introduzione della figura del dissenso costruttivo per superare gli stop degli appalti quando è coinvolta una pluralità di soggetti.

In sede di conferenza di servizi l’ente che esprime il proprio no, non solo dovrà motivare, ma soprattutto fornire una soluzione alternativa. Anche la valutazione dell’interesse archeologico, il cui iter, spesso lungo e articolato, rischia di frenare gli appalti, dovrà essere svolta contestualmente alle procedure di approvazione del progetto, in modo da non incidere sul cronoprogramma dell’opera.

Salvaguardia del made in Italy

Infine, la salvaguardia del made in Italy: tra i criteri di valutazione dell’offerta è previsto come premiale il valore percentuale dei prodotti originari italiani o dei paesi Ue, rispetto al totale. Una tutela per le forniture italiane ed europee dalla concorrenza sleale di Paesi terzi.

Le stazioni appaltanti possono indicare anche i criteri di approvvigionamento dei materiali per rispondere ai più elevati standard di qualità.  Tra i criteri premiali la valorizzazione delle imprese, che abbiano sede nel territorio interessato dall’opera.

Il primo commento dei costruttori | La presidente Federica Brancaccio

Federica Brancaccio | Presidente Ance.
Federica Brancaccio | Presidente Ance.

«Sul Codice appalti, con il poco tempo a disposizione vista la scadenza improrogabile del 31 marzo, sono stati fatti grandi passi avanti. In attesa del testo definitivo registriamo con favore le modifiche su illecito professionale e revisione prezzi anche se va ancora affinato il meccanismo di revisione per renderlo veramente automatico ed efficace, restano però perplessità sulla concorrenza, in particolare nei settori speciali, che di fatto potrebbero sottrarre al mercato il 36% del volume dei lavori pubblici. Siamo certi che, attraverso un confronto continuo, queste criticità saranno affrontate e risolte entro la data di piena attuazione del Codice».

Il primo commento di Enzo Pelle | Filca Cisl

Enzo Pelle | Segretario generale aggiunto Filca-Cisl.
Enzo Pelle | Segretario generale aggiunto Filca-Cisl.

«Il Codice Appalti, approvato ieri dal Governo, è uno dei target raggiunti dal nostro Paese rispetto alle scadenze del Pnrr. Il nuovo codice, che dal prossimo 1° aprile sostituirà il dlgs 50/2016, è uno strumento pienamente operativo e non necessiterà, a differenza del precedente, di una serie di atti di normazione secondaria che spesso sono rimasti inattuati o hanno ricevuto continue modifiche, rallentando di fatto gli interventi. Un quadro normativo di riferimento chiaro e preciso contribuisce a rendere il sistema certo e stabile; tali aspetti sono di fondamentale importanza nel settore della contrattualistica pubblica, poiché gli appalti rappresentano oltre l’11% del Pil italiano. Tuttavia, c’è da riflettere sulla piena efficacia del testo e sulla sua effettiva portata innovativa, in quanto, come richiesto da tutti gli attori del sistema, una riforma così importante forse avrebbe avuto la necessità di un periodo di rodaggio più lungo rispetto a quanto previsto. Riteniamo inoltre che per la reale riforma del sistema dei contratti pubblici occorra un’adeguata formazione per gli operatori, una selettiva riqualificazione delle stazioni appaltanti, l’effettiva attuazione della digitalizzazione e una piena interoperabilità delle banche dati pubbliche. Sicuramente la previsione obbligatoria dell’applicazione del contratto nazionale maggiormente rappresentativo a tutta la filiera, compreso il subappalto, è un aspetto di attenzione fondamentale al mondo del lavoro, da valutare in modo positivo. Attraverso la responsabilità in solido si rafforzano gli strumenti per il mantenimento degli standard retributivi e contributivi e la sicurezza per i lavoratori. Principi che trovano conferma nella previsione obbligatoria del Durc di congruità. Sul subappalto a cascata, previsto dalla normativa comunitaria e oggetto di diverse procedure d’infrazione, ricordiamo che è limitato alla non prevalenza dell’opera; forse si sarebbe potuto osare di più, limitandolo al 1° livello e avviando un dialogo con l’Ue. In questa direzione pensiamo che a partire dalle norme regolamentari e dagli eventuali correttivi sarebbe opportuno estendere le regole del subappalto anche alle subforniture e alla subcontrattazione, dove sovente riscontriamo irregolarità e violazioni contrattuali. Bene la digitalizzazione e la trasparenza, che sono la giusta strada per la semplificazione. La tracciabilità digitale dell’intero ciclo dell’appalto, inoltre, può rappresentare un utile strumento di controllo e prevenzione della corruzione nella settore degli appalti pubblici. Nel complesso il Codice tende a garantire l’interesse prioritario alla realizzazione delle opere, e al contempo a favorire e tutelare i diritti dei lavoratori. Riteniamo utili alcuni correttivi e affinamenti per rendere questo strumento ancora più equo ed efficace, a garanzia della qualità del lavoro e delle risorse pubbliche in un’ottica di sostenibilità non solo ambientale ma anche e soprattutto economico-sociale».

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