Professioni Tecniche | Scenari e prospettive

ValoreGeometra: una categoria unita per affrontare le grandi sfide della ricostruzione del Paese e della competitività professionale

Questo secondo appuntamento di ValoreGeometra, titolato “Una professione in campo per il Paese” ha fatto il punto su tre temi chiave per l’industria delle costruzioni come Sisma, Ricostruzione e Prevenzione, temi sui quali i geometri, insieme alle altre sigle aderenti alla Rete delle Professioni Tecniche, secondo un modello di collaborazione interdisciplinare, vogliono essere incisivi e determinanti con l’intento di contribuire a creare un nuovo approccio tecnico e istituzionale in materia. In due ricerche anche il profilo del geometra pre e post crisi, un professionista votato a giocare un ruolo di primo piano come consulente a 360° del cittadino e della pubblica amministrazione.

ValoreGeometra è l’evento voluto dal presidente del Consiglio Nazionale dei Geometri Maurizio Savoncelli con il presidente della Cassa Geometri Fausto Amadasi  finalizzato a tenere alto il dialogo tra i rappresentanti nazionali della categoria con quelli territoriali.

Da destra, il presidente del Consiglio Nazionale Geometri Maurizio Savoncelli e Fausto Amadasi, presidente della Cassa Geometri, nell’intervista di Francesco Giorgino in apertura dell’evento ValoreGeometra che si è tenuto a Roma il 20 aprile.

Un evento che stigmatizza un metodo di confronto fondato sull’informazione reciproca vertice-base per raccogliere umori e istanze dal territorio e per fornire input operativi ai dirigenti di collegio frutto delle azioni di sintesi che maturano a livello nazionale e che devono essere trasferite a tutti i professionisti aderenti al sistema.

Un evento teso quindi a unificare il linguaggio, lo stile e la visione di una categoria professionale che sente il bisogno di marciare unita per dare risposte efficaci alle sfide poste da un decennio di cambiamenti epocali di carattere economico, politico e sociale. Dieci anni che hanno visto mutare stili di vita e identità degli operatori economici e professionali per i quali ora necessitano nuove definizioni, scelte valoriali e l’organizzazione di modelli di business innovativi per il rinnovamento del Paese e in egual misura degli stessi operatori.

Questo secondo appuntamento di ValoreGeometra (il primo si è svolto lo scorso ottobre), titolato “Una professione in campo per il Paese”, nella sessione pomeridiana ha fatto il punto su tre temi chiave per l’industria delle costruzioni come Sisma, Ricostruzione e Prevenzione, temi sui quali i geometri, insieme alle altre sigle aderenti alla Rete delle Professioni Tecniche (in primis ingegneri, architetti, geologi e periti), secondo un modello di collaborazione interdisciplinare, vogliono essere incisivi e determinanti con l’intento di contribuire a creare un nuovo approccio tecnico e istituzionale in materia.

Maurizio Savoncelli: “Oggi abbiamo voluto legare il tema dell’emergenza a quello della ricostruzione e della prevenzione per evidenziare una progressione d’interventi che non solo ci vede e ci vedrà protagonisti fattivi sul territorio ma che deve scandire un cambio di rotta nell’approccio metodologico pubblico e privato che metta il paese nelle condizioni di fare vera prevenzione”.

Una categoria unita per un’azione forte e decisa tesa al superamento dello scenario di crisi

«In questo scenario il Consiglio Nazionale dei Geometri si è assunto la responsabilità d’individuare una visione strategica di lungo periodo e di condividerla con la più ampia platea della dirigenzaafferma in apertura dell’evento il presidente Maurizio Savoncelli -, oltre mille sentinelle presenti sul territorio a cui fornire gli strumenti per cogliere le opportunità offerte dall’economia digitale, motore della nuova edilizia e dei nuovi servizi per ridare nuovo slancio al lavoro, al reddito e al ruolo del geometra. L’unità istituzionale della categoria non è scontata ma è un obbligo sempre e in particolar modo in questo scenario economico. Gli organi di categoria devono viaggiare paralleli, ognuno deve svolgere il proprio compito ma devono perseguire l’obiettivo comune di dare slancio e vitalità alla categoria nel suo complesso. Io credo che questo sforzo sia stato percepito forte e chiaro ed è quanto con il presidente Fausto Amadasi, che si appresta a concludere il suo mandato alla guida della cassa, crediamo di essere riusciti a fare in questi tre anni e mezzo di cammino insieme. I dati economici che segnano piccoli miglioramenti percentuali sono certamente positivi ma impiegheranno moltissimo tempo per recuperare i dati negativi accumulati nell’ultimo decennio. Per la nostra categoria i punti fermi di questa profonda crisi sono in primis l’apparato pubblico frenato dalla mancanza di risorse finanziarie, che in parte ha determinato una grave inerzia progettuale, e soprattutto l’erosione della capacità di spesa dei nostri clienti privati. I nostri clienti-tipo (ndr: sostanzialmente la gestione e manutenzione del patrimonio edilizio privato) hanno retto all’inizio ma negli ultimi anni hanno visto intaccato anche il risparmio, tipica risorsa della famiglia italiana. La famiglia è il nostro interlocutore prevalente, noi siamo quei professionisti che accompagnano il cittadino nel labirinto burocratico svolgendo il ruolo di facilitatore di servizi. Mi piace molto anche la definizione che di noi ha dato l’ex ministro all’Istruzione Stefania Giannini nel corso di un convegno a Cuneo che ha detto di vedere nel geometra quel professionista che risolve i problemi anche più complessi spesso tenendo in grande attenzione l’aspetto economico, ovvero la sostenibilità, un termine che è entrato nel lessico dei lavori pubblici solo con il nuovo codice degli appalti. Prima la sostenibilità di un’opera era un fatto del tutto aleatorio, ora esiste anche questo tema e il geometra ha tutto il patrimonio di abilità per candidarsi a interpretarlo e gestirlo».

Sisma, Ricostruzione, Prevenzione

«Nel corso del primo evento di ValoreGeometra abbiamo parlato d’innovazione, del nuovo percorso di accesso alla nostra professione e inevitabilmente anche del sisma, che a partire dallo scorso 24 agosto ha cominciato a colpire il Centro Italia – continua il presidente Savoncelli. Oggi abbiamo voluto legare il tema dell’emergenza a quello della ricostruzione e della prevenzione per evidenziare una progressione d’interventi che non solo ci vede e ci vedrà protagonisti fattivi sul territorio ma che deve scandire un cambio di rotta nell’approccio metodologico pubblico e privato che metta il paese nelle condizioni di fare vera prevenzione. Un approccio già recepito dal progetto Casa Italia ma che ancora deve prendere forma concreta. Oggi è possibile, come ha ricordato in diverse occasioni il senatore Renzo Piano, utilizzare strumenti tecnologici e metodiche progettuali e costruttive per una diagnostica e una riqualificazione del costruito che può portare in caso di eventi sismici a una “chirurgia meno invasiva”, quindi interventi meno invasivi che vuol dire anche meno disagi nella gestione della fase di emergenza per lo stato e per i cittadini. Nel nostro approfondimento abbiamo alternato interventi istituzionali e tecnici a testimonianze di colleghi che spero faranno di questa materia la loro attività prevalente. Su questi temi abbiamo davanti un panorama temporale medio-lungo e speriamo vengano confermate in legge di bilancio le risorse messe a disposizione (circa un miliardo all’anno per tre anni) per agire con efficacia e in ottica di prevenzione su temi come la sicurezza, il paesaggio, la riqualificazione del nostro territorio».

Fabrizio Curcio: “Le 63mila scosse di cui 9 superiori alla magnitudo 5, una pari a 6.5 e tre avvenute in contemporanea alla nevicata del secolo hanno inciso non poco sulla nostra attività. L’esperienza che abbiamo fatto però ci consente di aprire una riflessione rilevante anche sulle modalità del contributo di ausilio dell’attività dei professionisti tecnici”.

A fare eco alle parole del presidente Savoncelli è stato Fabrizio Curcio, Capo Dipartimento della Protezione Civile, che ricordando la lunga storia sismica del nostro paese, purtroppo una storia destinata a ripetersi, ha sottolineato che fare prevenzione vuol dire condividere un percorso prospettico di lungo periodo che vedrà il Sistema Paese impegnato per gli anni a venire ed è per questo che occorre una solida base di condivisione delle linee d’intervento andando oltre le contingenze temporali, politiche e dell’emergenza del momento. «Dobbiamo vedere  – ha detto Curcio – l’azione del sistema su tutta l’ampia casistica di rischi che interessano il nostro Paese, da quello sismico a quello idrogeologico, idraulico, alluvionale e vederlo in termini strutturali, tenendo presente che si tratta di temi su cui si stanno interrogando i governi di tutto il mondo e che è importantissimo il confronto tecnico e progettuale con gli altri Paesi. Questi ultimi eventi sismici sono stati per il sistema di protezione civile un’occasione per ritarare la nostra capacità di valutazione – ha rilevato Curcio specificando che –  non vi è dubbio, per esempio, che l’analisi che abbiamo messo in piedi per la valutazione di agibilità abbia avuto delle criticità. Eravamo abituati a gestire eventi che al massimo raggiungevano le 74mila schede dell’Abruzzo, 42mila dell’Emilia Romagna, Veneto, Lombardia e non le 220mila complessive del sisma del Centro Italia (160mila già effettuate). Le 63mila scosse di cui 9 superiori alla magnitudo 5, una pari a 6.5 e tre avvenute in contemporanea alla nevicata del secolo hanno inciso non poco sulla nostra attività. L’esperienza che abbiamo fatto però ci consente di aprire una riflessione rilevante anche sulle modalità del contributo di ausilio dell’attività dei professionisti tecnici».

Catiuscia Marini: “Quando parliamo di ricostruzione partecipata e condivisa parliamo anche del ruolo che riveste l’alleanza dei geometri con i cittadini per il grado di fiducia che i cittadini ripongono nella vostra figura professionale per raccontare, motivare e spingerli a scelte consapevoli nel percorso di una ricostruzione che ha carattere soprattutto privato”.

Da Catiuscia Marini, Presidente della Regione Umbria, è giunto il più vivo dei ringraziamenti alla categoria dei geometri per l’impegno nell’attività dell’emergenza post-sisma e per tutto quello che si dovrà fare insieme per la ricostruzione e la prevenzione, quest’ultima fatta di norme, di tecnica, di cultura specialistica ma anche e soprattutto di conoscenza del territorio. «Quale governo della ricostruzione allora? Certamente un governo partecipato e condiviso. Il geometra sarà un grande alleato della ricostruzione, lo saranno tutte le professioni tecniche chiamate in causa ma il geometra è davvero la figura che sta dentro le case di tutti gli italiani. Quando parliamo di ricostruzione partecipata e condivisa parliamo anche del ruolo che riveste la vostra alleanza con i cittadini per il grado di fiducia che i cittadini ripongono nella vostra figura professionale per raccontare, motivare e spingerli a scelte consapevoli nel percorso di una ricostruzione che ha carattere soprattutto privato» ha concluso così il suo intervento la presidente della Regione Umbria.

Edoardo Cosenza: “Le linee guida per la classificazione sismica sono un documento di aiuto ai cittadini che avranno la possibilità di utilizzare una classificazione del rischio sismico chiara e comprensibile e sono un ausilio semplice per i tecnici che non devono avere ulteriori conoscenze rispetto alle Ntc. Soddisfano anche la volontà del legislatore che chiedeva valutazioni uniformi del rischio con classi di rischio saldamente ancorate a concetti economici e di salvezza della vita, ben suddivise in modo da garantire una spesa uniforme”.

A chiusura degli interventi tecnici la relazione del prof. Edoardo Cosenza che ha illustrato le linee guida per la classificazione sismica non nascondendo la propria soddisfazione per essere giunti alla produzione di un documento finale di sole 12 pagine, un documento snello per guidare i tecnici in maniera semplice ed estremamente chiara. Le linee guida affrontano con un nuovo approccio il tema della classificazione del rischio sismico delle costruzioni esistenti, con uno specifico riferimento all’edilizia privata e produttiva, coniugando il rispetto della salvaguardia della vita umana (attraverso i livelli di sicurezza previsti dalle vigenti norme tecniche per le costruzioni) e la considerazione delle possibili perdite economiche e delle perdite sociali. La misura fiscale a cui esse si legano rappresenta una novità per l’Italia: per la prima volta si può attuare su larga scala, e senza graduatorie di accesso ai benefici, un’azione volontaria con forti incentivi statali di prevenzione sismica sugli edifici esistenti. La classificazione del rischio sismico degli edifici, sulla scorta di quanto fatto per la certificazione energetica, va da A+ a G e si effettua sulla base del Pam (Perdita annuale media attesa) e dell’Indice iS_V di salvaguardia della vita. Il primo parametro tiene conto dei costi di ricostruzione, solidamente ancorati ai valori de L’Aquila e non solo a valutazioni teoriche; il secondo è basato sull’indice già utilizzato dal 2004 e adesso ampiamente previsto nel capitolo 8 “Edifici esistenti” delle Ntc. Il secondo indice è importante per controllare la salvezza delle vite ed è spontaneamente soddisfatto in progetti equilibrati, nello stesso tempo corregge progetti poco equilibrati che per limitare il Pam abbiano troppo privilegiato lo stato limite di danno. «Il documento è di aiuto ai cittadini che avranno la possibilità di utilizzare una classificazione del rischio sismico chiara e comprensibile ed è un ausilio semplice per i tecnici che non devono avere ulteriori conoscenze rispetto alle Ntc. Soddisfa anche la volontà del legislatore che chiedeva valutazioni uniformi del rischio con classi di rischio saldamente ancorate a concetti economici e di salvezza della vita, ben suddivise in modo da garantire una spesa uniforme».

In due ricerche il profilo del geometra pre e post crisi

Due ricerche, una condotta dall’Università degli Studi di Genova su dati statistici forniti dalla Cassa Geometri relativi all’evoluzione del fatturato e dei redditi dei geometri in un arco temporale compreso fra il 2006 e il 2016 e una sull’identità e sul futuro della professione realizzata dal Future Concept Lab di Milano hanno delineato una professione solida, multidisciplinare e in grado di adattarsi alle modificazioni del tessuto socio economico per soddisfarne le esigenze di consulenza a 360 gradi.

La ricerca dell’Università di Genova dimostra che la professione del geometra nell’arco degli ultimi 10 anni ha saputo affrontare le difficoltà, in particolare la crisi del settore edilizio, modificando la tipologia di servizi offerti, esaltando la propria figura di professione polifunzionale e molto orientata alla consulenza. Oggi il geometra svolge attività diverse dal passato, non solo pratiche catastali (in media 3 punti percentuali, dal 48,1% al 45,6%), più certificazioni energetiche (in media quattro volte in più nel 2016 rispetto al 2006) e acustiche, rilievi architettonici, direzione lavori, fino alle dichiarazioni di successione e alle pratiche fiscali e burocratiche. E l’interlocutore non è più solo la PA, ma i condomìni, le imprese, gli enti territoriali, privati e l’autorità giudiziaria. La figura del geometra, con la sua formazione multidirezionale, appare quindi particolarmente adatta alla nostra epoca, in cui, più che un “saper fare”, si chiede spesso un “saper imparare”.

La ricerca condotta da Future Concept Lab si è invece soffermata sugli highlights che delineano in prospettiva futura l’identità dei geometri professionisti. Dall’analisi si è evidenziato come lo scenario dei paradigmi del futuro – cioè le quattro macro-tendenze socio-culturali, con un focus sulla sostenibilità, l’unicità, la condivisione e la tempestività – potrà diventare una speciale bussola per orientare lo spirito intraprendente delle più giovani generazioni di geometri, verso un maggiore ottimismo. Nel prossimo futuro sarà importante, quindi, continuare nel processo di adattamento al cambiamento a cui i geometri hanno già risposto positivamente in questi anni. In particolare per gli intervistati, “in futuro fare il geometra vuol dire soprattutto” essere un consulente a 360°, flessibile e polivalente, esperto in molti ambiti, diversi e collegati tra loro (47,4%) e, a seguire, un esperto del proprio territorio, che ne conosce tutti gli aspetti e in grado di fornire anche un servizio alla comunità (27,7%) un problem solver, in grado di trovare soluzioni veloci, efficaci e precise (21,9%) e un esperto delle tematiche della sostenibilità, utile per i privati e per le comunità (3,0%). Emerge in sintesi, dalla ricerca Future Concept Lab, come in futuro per i geometri sarà importante far convergere e consolidare azioni diverse:

– essere un facilitatore dello sviluppo, accompagnando i cittadini nel dare la giusta importanza alla prevenzione e alla sicurezza dei propri ambienti di vita;

– essere un consulente globale, aprendosi a logiche collaborative, anche intergenerazionali su tematiche di urgenza sociale (monitoraggio e prevenzione rischi sismici, incendio, cantieri temporanei…);

– godere di un upgrade professionale, affermando le capacità acquisite nel trovare “soluzioni” sul campo;

– raggiungere un profilo culturalmente evoluto, ampliando le proprie competenze culturali con le competenze specifiche, per avere un quadro completo del contesto socio-ambientale odierno.

Servizio a cura di Livia Randaccio

Qui la sintesi dei risultati della ricerca: “Monitoraggio e valutazione della professione del Geometra: un’analisi per macroaree”. Università degli Studi di Genova, Dipartimento di Scienze Politiche. Ricerca condotta da Enrico Ivaldi, Elena Morchio, Riccardo Soliani.

Qui la sintesi dei risultati della ricerca: “Geometri e Futuro” realizzata da Future Concept Lab, Istituto di ricerca di Milano, di cui è Presidente il sociologo Francesco Morace.

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