Produzione | Italcementi

250 mq di cemento trasparente i.light per la nuova sede del Centre Pompidou di Malaga

Per la nuova sede del Centre Pompidou, edificio dell’artista francese Daniel Buren, Italcementi ha contribuito al progetto, attraverso la società spagnola Fym, donando 250 mq di i.light, il cemento trasparente sviluppato nel centro ricerche i.lab Italcementi. L’investimento totale per il Pop-up Pompidou è di 4,2 milioni di euro, coperto in parte da Italcementi e da altre società multinazionali.

Nelle moderne costruzioni vi sono degli esiti architettonici che entrano di diritto a far parte della storia di un Paese e delle città. È il caso di Malaga, dove è stata inaugurata la nuova sede del Centre Pompidou, evento davvero raro, visto che è la prima volta che il famoso museo d’Oltralpe permette la realizzazione di una propria struttura fuori dai confini nazionali.Centre Pompidou Malaga

Matteo Rozzanigo | General manager Fym «Fym ha un rapporto molto stretto con la città di Malaga. In più di un’occasione abbiamo fornito soluzioni innovative e assistenza tecnica sui materiali per la realizzazione di edifici come il centro civico in Calle Dos Aceras, La Caja Blanca, il giardino botanico La Concepción e le corsie per gli autobus di Calle Hilera e Alameda Principal».
Matteo Rozzanigo | General manager Fym
«Fym ha un rapporto molto stretto con la città di Malaga. In più di un’occasione abbiamo fornito soluzioni innovative e assistenza tecnica sui materiali per la realizzazione di edifici come il centro civico in Calle Dos Aceras, La Caja Blanca, il giardino botanico La Concepción e le corsie per gli autobus di Calle Hilera e Alameda Principal».

Ora, la costola spagnola del museo, definita «Pop-up Pompidou», è inserita nel vasto circolo culturale del centro andaluso, tra il Museo Picasso e quello d’Arte russa di San Pietroburgo, il Centro d’Arte contemporanea e il Museo Thyssen.
A caratterizzare il manufatto è stato anche il lavoro di Italcementi >>, con la fornitura del cemento trasparente: infatti, tramite la società spagnola Fym, Italcementi ha donato 250 mq di i.light, cemento trasparente sviluppato a suo tempo nel centro ricerche i.lab Italcementi appositamente per il Padiglione italiano a Expo Shanghai del 2010.
L’investimento totale per il Pop-up Pompidou è di 4,2 milioni di euro, coperto in parte, oltre che da Italcementi, anche da altre importanti società multinazionali.3a

Enrico Borgarello | Direttore Ricerca e innovazione Italcementi «Dopo Shanghai e diverse altre realizzazioni, tra cui la sede della Bulbank International di Unicredit a Sofia, il cemento trasparente i.light si conferma sempre di più una soluzione ideale per architetture di grande respiro. La scelta di utilizzare i pannelli in cemento trasparente, voluta dai progettisti, ha consentito l’ingresso della luce naturale, che permette una buona visione delle opere esposte e una buona resa dei colori».
Enrico Borgarello | Direttore Ricerca e innovazione Italcementi
«Dopo Shanghai e diverse altre realizzazioni, tra cui la sede della Bulbank International di Unicredit a Sofia, il cemento trasparente i.light si conferma sempre di più una soluzione ideale per architetture di grande respiro. La scelta di utilizzare i pannelli in cemento trasparente, voluta dai progettisti, ha consentito l’ingresso della luce naturale, che permette una buona visione delle opere esposte e una buona resa dei colori».

Lo spazio espositivo. Lo spazio espositivo si trova all’angolo tra i moli 1 e 2 del porto di Malaga: con una superficie di poco più di 7mila mq, il museo si trova in una posizione privilegiata sotto la piazza. Vi si può accedere dal Paseo de los Curas o dal Paseo de la Farola ed è dominato da un grosso cubo di vetro.
In termini costruttivi, si tratta di una struttura costituita da pilastri e solette in cemento armato che formano una griglia di 8×8 m. Due piani interrati destinati a parcheggio si trovano sotto i piani che compongono il progetto.
Il progetto si sviluppa su due piani, che sono così utilizzati:

  • piano terra: accesso per il pubblico, controllo dell’accesso, caffetteria, servizi, negozio di souvenir, padiglione mostre temporanee, aree didattiche e di laboratorio, accesso e controllo del personale
  • piano inferiore: spazio espositivo per la collezione permanente, sala polivalente, area espositiva, di conservazione e restauro, area per il personale, servizi e spazi tecnici.

Ad ogni piano all’interno delle aree comuni sono state previste un’area di servizio, aree di stoccaggio e aree di controllo dell’edificio.

i.lightLe esigenze dei progettisti. Dal punto di vista della progettazione museale, uno dei principali fattori di cui si è dovuto tener conto è la luce, sia quella naturale sia quella artificiale. L’illuminazione deve infatti permettere allo stesso tempo una buona visione delle opere esposte e una buona resa dei colori, tuttavia, non deve essere filtrata o controllata per evitare indesiderati effetti fotochimici. Attualmente il concetto più comunemente accettato è quello di vedere il museo come un contenitore neutro per le opere esposte al suo interno, la cosiddetta «scatola bianca». In questi spazi predomina l’illuminazione dall’alto.
La caratteristica principale del Centre Pompidou di Malaga è la sua posizione interrata: la luce naturale può quindi entrare solo attraverso il simbolico cubo di vetro che sovrasta il cortile interno, pensato dagli architetti come fonte di luce naturale.
Il cortile è praticamente buio al piano inferiore, in modo da non danneggiare la collezione permanente. Al piano terra, l’idea iniziale degli architetti era di collocare pannelli di vetro che permettessero di ottenere il grado di modulazione di luce necessaria attraverso un sistema di listelli di legno. Questo spazio è visibile dall’esterno attraverso il cubo di vetro e dall’interno da una balconata di vetro progettata per offrire una visuale del cortile e del Monte Gibralfaro.
Inizialmente il progetto prevedeva che i pannelli di vetro fossero collocati in quest’area di oltre 250 mq, dove alla fine è stata applicata la copertura in i.light.Centre Pompidou

L’utilizzo di i.light. La soluzione di utilizzare i.light sulle pareti intorno al cortile interno ha permesso di ottenere:

  • il suo impiego come rivestimento interno/esterno
  • l’ingresso di luce naturale filtrata nell’entrata del museo e nei servizi accessori
  • un rivestimento esteticamente uniforme e un elemento di transizione tra il cortile buio al piano inferiore e il cubo di vetro
  • una riduzione di aumenti di temperatura dovuti alla radiazione attraverso il rivestimento
  • l’utilizzo di un prodotto innovativo in linea con i valori stabiliti dal Centre Pompidou in qualità di organizzatore.Centre Pompidou

Pannelli i.light. Per la produzione e il montaggio dei pannelli i.light, Fym-Italcementi ha scelto la società italiana Kenius e il primo intervento consisteva nel dividere le pareti. Insieme agli architetti si è deciso di dividere il perimetro del cortile in elementi di 120 cm di larghezza e due altezze diverse: elementi montati a filo della parte inferiore della balconata ed altri sopra fino alla falsa soffittatura. Il tutto per un totale di 48 pannelli di 203 cm di altezza (175 kg) e 48 pannelli di 284 cm di altezza (250 Kg). Furono poi progettati nove pannelli speciali per chiudere gli angoli e le superfici vetrate. Questi pannelli hanno uno spessore di 3 cm e sono realizzati con la nuova tecnologia Ctg del Gruppo Italcementi. In quel momento erano i più grandi pannelli i.light mai costruiti. I pannelli i.light sono arrivati dall’Italia su camion in appositi imballaggi di legno.Centre PompidouCentre Pompidou

La struttura portante dei pannelli i.light. Il secondo passaggio consisteva nel progettare una struttura che fosse in grado di sostenere il peso dei pannelli con il minor impatto estetico possibile. È stato deciso di agganciare i pannelli portanti alla soletta superiore, sulla quale sono stati fissati meccanicamente e chimicamente dei supporti rigidi, ai quali sono stati appesi degli elementi a T in acciaio, le cui ali sono state utilizzate per sostenere i pannelli in senso verticale. Le estremità inferiori di questi pannelli sono dotate di una barra profilata che sostiene i pannelli inferiori. I pannelli superiori più grandi sono sostenuti da questi elementi. Il quarto pannello di ogni serie di quattro è stato fissato al centro degli elementi a T tramite apposite piastre.Centre Pompidou
Importante è stata la precisione dell’ancoraggio della struttura e del montaggio per far coincidere i pannelli i.light,  in quanto un errore nel posizionamento della struttura avrebbe potuto causare seri problemi nella fase di montaggio: per questo motivo Kenius ha supervisionato l’installazione del supporto strutturale prima del montaggio dei pannelli.Centre Pompidou

Montaggio dei pannelli. I pannelli i.light sono stati montati dopo il completamento della struttura portante. La società incaricata è stata la Tomasi (in subappalto da Kenius), che ha portato attrezzature speciali per sollevare e ruotare i pannelli (i pannelli sono montati verticalmente, ma erano stati impilati orizzontalmente per la spedizione). Altre attrezzature accessorie sono state fornite da società locali, tra cui una piattaforma diesel semovente e un sollevatore telescopico rotativo Manitou.

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