Dissesto idrogeologico | Progettazione e realizzazione

Italia Sicura, il nuovo approccio contro frane e inondazioni

La Struttura di missione governativa ha varato le linee guida per le attività di programmazione e progettazione degli interventi per il contrasto del rischio idrogeologico. Meno discrezionalità, più qualità e un metodo del tutto nuovo. Ne parliamo con i protagonisti: Mauro Grassi, direttore Italia Sicura, e con gli esponenti della Rete delle Professioni Tecniche Maurizio Savoncelli, presidente del Consiglio Nazionale Geometri, Massimo Mariani del Consiglio Nazionale Ingegneri e Domenico Angelone, Consiglio Nazionale Geologi.

Dissesto idrogeologico. Si fa sul serio. Non da ora, almeno, e non da soli. Questa è la linea di Italia Sicura, la struttura di missione governativa contro il dissesto idrogeologico. Una linea messa in campo dall’attuale capo, Mauro Grassi, già avviata dal suo predecessore, Erasmo D’Angelis. E così, dopo aver sbloccato numerosi tra progetti e opere fermi al palo, è la volta di dettare le nuove condizioni per la progettazione e realizzazione dei prossimi interventi contro frane, alluvioni e allagamenti.

L’intervento di messa in sicurezza dell’abitato di Serravalle Scrivia, Alessandria.

Sono le «Linee guida per le attività di programmazione e progettazione degli interventi per il contrasto del rischio idrogeologico». Uno strumento che segnerà il lavoro dei progettisti e delle pubbliche amministrazioni alla prese con i problemi d’instabilità dei terreni e di vulnerabilità di coste e valli di questa Italia fragile, chiamata a far fronte anche agli effetti dei cambiamenti climatici.

Mauro Grassi | Direttore della struttura di missione governativa Italia Sicura.
Mauro Grassi | Direttore della struttura di missione governativa Italia Sicura.

«Per noiha detto Mauro Grassi, direttore della struttura di missione governativa Italia Sicura le Linee guida sono un file ancora aperto, che si pone un obiettivo ambizioso: fornire un agile supporto in materia di programmazione e progettazione degli interventi per la prevenzione di frane e alluvioni ai professionisti e alle amministrazioni impegnati in questo settore. Un documento di indirizzo, condiviso, che non impone regole o prescrizioni specifiche».

Il lavoro della struttura che fa capo alla presidenza del Consiglio dei ministri parte dalla consapevolezza che la collaborazione proattiva dei territori, la polifunzionalità degli interventi e l’integrazione delle diverse strategie di mitigazione del rischio sono necessarie per ottenere buoni risultati in un settore, come quello della prevenzione, che interessa tutto il Paese.

IL DOCUMENTO

Il documento si articola in singole sintetiche schede, relative alle tematiche che maggiormente incidono sull’efficacia degli interventi: la valutazione del rischio, anche residuo, e la definizione della relativa gestione; la valutazione comparata delle diverse opzioni tecniche praticabili; la coerenza con la pianificazione e la programmazione vigenti; l’analisi sistemica con particolare riguardo ai fenomeni indotti e alla verifica dell’intero ciclo di vita dell’opera; le specifiche valutazioni di carattere idrologico, idraulico fluviale e geologico; gli effetti sulla morfodinamica fluviale e costiera, sull’ecosistema, sulla chimica delle acque e sugli aspetti sociali ed economici; le considerazioni sulla resilienza dell’intervento, anche in relazione a scenari di cambiamento climatico.

Le schede, oltre a note di carattere tecnico, normativo e regolamentare, fanno riferimento a una vasta base di conoscenza, costruita in un dialogo con il mondo delle professioni, i cui singoli contributi vengono quindi condivisi integralmente. Le schede, a loro volta, sono strutturate in sei sezioni: indice di rilevanza rispetto ai fenomeni alluvionali, geomorfologici di versante e marittimi e costieri; inquadramento generale; indicazioni; riferimenti normativi specifici; rimandi ai contributi pervenuti; riferimenti bibliografici e operativi specifici.

Lavori d contenimento di un terreno a Cesena.

IL METODO ITALIA SICURA

«Sicuramenteosserva Grassiabbiamo avviato un metodo nuovo di confronto con il mondo delle professioni e delle amministrazioni. Per questo tutte le osservazioni e le richieste d’integrazione che sono pervenute in questi mesi sono state utili a integrare il nostro lavoro e rappresenteranno un valore aggiunto per migliorare uno strumento pensato per supportare l’azione complessiva nella lotta al dissesto idrogeologico. È fondamentale per l’intero sistema avere la possibilità d’investire nella progettazione delle opere. Da oggi abbiamo le risorse: i 100 milioni che il governo ha stanziato per progettare le opere capaci di ridurre il rischio rappresentato da frane e alluvioni e queste linee guida offrono agli addetti ai lavori uno strumento in più per garantire interventi di qualità, efficaci e condivisi».

Nelle linee guida di Italia Sicura il progettista viene così chiamato a una visione ancor più integrata del territorio e delle strategie complessive della gestione del rischio residuo. La visione integrata del contesto territoriale assume poi un ruolo altrettanto rilevante quando si tratta degli aspetti ambientali: un’opera non può prescindere da un contesto che comunque sarà alterato. Vi è, come ulteriore aspetto strategico di queste linee guida, la visione dell’intero ciclo di vita: un’opera, dalla cantierizzazione al definitivo smantellamento, vive diverse fasi durante le quali gli scenari di rischio del territorio mutano anche significativamente. Questi aspetti costituiscono alcuni pilastri della sfida che i tecnici sono chiamati oggi a raccogliere in questa nuova fase della lotta al dissesto idrogeologico. Si tratta rafforzare alcuni punti di vista piuttosto che dettare regole o prescrizioni.

«Le linee guida non vogliono essere un ulteriore adempimento, l’ennesimo paletto che vincola il lavoro dei professionisti e dei tecnici che operano nelle istituzionisostiene Grassisi vuole invece sottolineare la visione che il governo, attraverso la struttura tecnica di missione, richiede per supportare il cambio di passo cui, nella lotta al dissesto, stiamo assistendo».

Lavori di consolidamento di una scarpata nei pressi del mare a Genova.

IL PUNTO DI VISTA DELLE PROFESSIONI TECNICHE

Alla redazione delle linee guida per la progettazione degli interventi per il contrasto del rischio idrogeologico hanno contribuito anche diverse organizzazione professionali, riunite sotto la sigla di Rete delle Professioni Tecniche, un organismo che raggruppa i consigli nazionali di architetti, chimici, agronomi, geologi, geometri, ingegneri, periti agrari, periti industriali e tecnologi alimentari. Di alcuni di loro abbiamo raccolto i pareri.

Maurizio Savoncelli | Presidente Consiglio Nazionale Geometri.
Maurizio Savoncelli | Presidente Consiglio Nazionale Geometri.

«Per la prima volta, con Italia Sicura – sostiene convinto Maurizio Savoncelli, presidente del Consiglio Nazionale Geometri si è affrontato il tema del dissesto idrogeologico e lo si è fatto con il coinvolgimento dei rappresentanti delle professioni. In passato il tema del dissesto è stato troppo a lungo sottovalutato.
In questo progetto abbiamo lavorato perché ci vantiamo di conoscere il territorio nazionale, così come i geologi erano presenti perché conoscono ciò che sta sotto il suolo, così come gli ingegneri perché hanno dimestichezza con i temi delle infrastrutture del territorio. C’è stato, quel che si usa definire, un buon lavoro di squadra, dove ciascuno dei presenti ha portato le proprie competenze.
Come categoria professionale rivendichiamo la conoscenza del territorio grazie all’analisi del rilievo, di cui siamo esperti. Siamo soddisfatti, perché è stata la prima volta che si è verificato un vero coinvolgimento del sistema delle professioni legate al territorio. Nel merito, posso dire che con le Linee guida si poteva fare di più e meglio, come in tutte le cose. Non tutte le nostre richieste sono state accolte; però, nel complesso, c’è soddisfazione. Le linee guida sono un documento pressoché definitivo: tra un anno ci potranno essere delle modifiche migliorative. Ora si tratta di passare alla fase di divulgazione»
.

Massimo Mariani | Consiglio Nazionale Ingegneri.

«Le linee guida sono lo strumento per riportare la progettazione al centro del processo delle attività di contrasto del rischio idrogeologico – afferma Massimo Mariani del Consiglio Nazionale degli Ingegneri con delega a cultura e rischi e dissesti strutturali e idrogeologicie nel loro processo di formazione siamo stati coinvolti fin da subito. Nella fase di elaborazione, poi, c’è stata grande unità d’intenti tra noi e i geologi. Per noi ingegneri, questo non è che un inizio di percorso, che prevede anche una rivisitazione, tra qualche tempo, delle attuali linee guida.
Nel merito, va detto che siamo di fronte a un documento che limita fortemente la discrezionalità circa le scelte localizzative degli interventi: lo strumento infatti offre la possibilità di valutare la consistenza delle richieste e la qualità dei progetti. Insomma, a differenza del passato, noi oggi possiamo contare su elementi di certezza in più. Siamo soddisfatti, anche se avremmo gradito che le linee guida avessero tenuto in maggior conto le procedure legate a una programmazione equa e adeguata delle risorse. Ma, come ci è stato proposto dalla struttura governativa, nei prossimi sei mesi ci sarà modo di chiedere delle modifiche
».

Domenico Angelone | Consiglio Nazionale Geologi.

«Prima di tutto credo che si debba ringraziare Italia Sicura per il fatto di aver aperto le porte alle rappresentanze della professioni – premette Domenico Angelone, presidente del consiglio di disciplina del Consiglio Nazionale dei Geologicrediamo infatti che la nostra sia una voce importante del sistema. Quando si parla di rischio geologico è opportuno che anche i geologi siano rappresentati nella discussione: e questa volta siamo stati interpellati, coinvolti e ascoltati. Nel merito, siamo più che convinti che occorra andare alla causa del problema e fare prevenzione. E la causa è rappresentata dalle condizioni geologiche del Paese. Se si continua a ignorare questo aspetto fondamentale, la partita contro il dissesto idrogeologico non la vinceremo mai. E poi serve porre grande attenzione a temi dimenticati, come i corsi d’acqua minori e gli alvei naturali dei fiumi. Il metodo che Italia Sicura ha adottato è stato sicuramente quello giusto e corretto. Nel merito delle linee guida, però, si prevede che il geologo entri nel processo di progettazione solo nella fase preliminare dello studio geologico: abbiamo chiesto, ma non ottenuto, che questa fondamentale figura fosse presente in tutte le fasi del processo di progettazione. Riteniamo che la figura professionale del geologo non sia sostituibile con altre. E questo tema, della presenza stabile dei geologi nel processo di formazione dei progetti, in queste linee guida, non esce con forza. Infine, sono molto soddisfatto del rapporto che si è instaurato tra noi, gli ingegneri e i geometri all’interno della Rete».

di Pietro Mezzi

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