L’edificio rappresenta il limite di un’area residenziale localizzata nel paesaggio collinare delle Dolomiti. Siamo a Sesto, Sexten in lingua tedesca, un comune italiano di quasi 2mila abitanti della Provincia autonoma di Bolzano, situato al di là dello spartiacque alpino, poiché attraversato dal Rio Sesto che, dopo aver attraversato la Val di Sesto, confluisce nella vicina San Candido nella ben più nota Drava, immissario del Danubio.
Nel 1918, quando il Tirolo fu spartito fra Austria e Italia, Sesto sarebbe teoricamente dovuta rimanere all’Austria, in quanto posto a oriente della Sella di Dobbiaco, confine fisico e spartiacque, ma così non fu. Nel paese è ubicata la stazione meteorologica di Sesto.In questa cittadina è possibile avere sempre sotto gli occhi il tempo che scorre: infatti la meridiana di Sesto è un orologio naturale da cui è possibile sapere l’ora del giorno a seconda della cima di volta in volta illuminata dal sole.
In quello che è di fatto il comune più orientale della regione Trentino-Alto Adige, il nuovo volume è stato sviluppato a partire dalla richiesta funzionale di allocare sei appartamenti indipendenti, collegati da uno spazio comune destinato alla circolazione interna attraverso un “taglio”, che configura l’ingresso principale e la ripartizione delle unità abitative, il volume è stato diviso in due parti. Oltre a un significato legato all’organizzazione funzionale, questa incisione diventa l’elemento principale nella definizione dell’edificio. A partire da entrambi i margini del taglio, due fasce si dispiegano andando a formare le balaustre delle terrazze coperte, per poi raccordarsi alla topografia circostante. Seguendo progressivamente con ogni piano dell’edificio il ripido versante della collina, le fasce e l’intera facciata si inclinano di conseguenza.Ampie vetrate e uso del larice. L’edificio ospita sei grandi appartamenti, tutti favorevolmente esposti al sole e alla vista panoramica delle Dolomiti. Ogni unità abitativa è stata concepita in modo da preservare il massimo grado di intimità: infatti grazie alla divisione del volume in due parti e alla presenza delle balaustre, dall’interno, viene impedita la possibilità di vedere le altre abitazioni e, allo stesso tempo, di essere visti dai passanti che percorrono le strade panoramiche del luogo. Ogni appartamento gode dell’estensione dello spazio domestico in ampie terrazze panoramiche riparate dal sole che, a ogni piano, terminano in un piccolo giardino privato.L’uso del larice locale definisce gli spazi dell’abitare all’interno e all’esterno e ampie vetrate a tutta altezza permettono la massima veduta panoramica e, grazie all’esposizione a sud, il massimo ricavo energetico. La presenza di elementi parasole esterni e dell’ampio aggetto delle terrazze permettono di minimizzare il surriscaldamento estivo. La circolazione principale, molto compatta, si costituisce come una continuazione del “taglio” che definisce i volumi e, lungo il suo sviluppo, viene riproposto lo stesso codice cromatico della facciata e l’uso del larice locale.Materiali dal carattere locale. Trovandosi ai margini di un’area residenziale dal carattere eclettico, privo di alcuna coerenza stilistica, i progettisti hanno deciso di contrastare questo contesto architettonico semplicemente generando un volume che nasce a partire della naturale topografia esistente e si fonde in essa, cercando di mantenere un carattere estremamente locale, quasi vernacolare, nella scelta dei materiali: essenza di larice e rame pre-ossidato. Entrambi i materiali sono particolarmente soggetti al naturale mutamento cromatico dovuto all’influenza atmosferica del sole, della pioggia e della neve.Il nuovo volume trova un dialogo con il contesto preesistente attraverso la riproposizione del colore scuro, tipico delle antiche facciate di larice bruciato dal sole, delle tradizionali cascine circostanti, numerose presenti in tutto il territorio dell’Alto Adige.
Balaustre rivestite di rame. Grande importanza è stata attribuita al progetto delle balaustre rivestite di rame che nascono a partire dalla topografia naturale, acquisiscono plasticità diventando balaustre sospese, si legano al volume dell’edificio raccordandosi al “taglio” che ne definisce lo sviluppo per poi, infine, ripiegare di nuovo verso la topografia esistente, discostandosi nuovamente dall’edificio. Nel punto in cui avviene il distaccamento della balaustra dal volume, le lastre metalliche sono divise in fasce orizzontali che descrivono geometrie curve iperboliche. Elementi che evidenziano la qualità del lavoro artigianale che così si manifesta ad un altissimo livello.Il rame brunito circonda il volume su tutte le sue facce, le fasce costituiscono un secondo livello che offre protezione all’intimità dello spazio interno e, allo stesso tempo, definisce la copertura in continuità con lo sviluppo delle facciate e dell’intero volume.La forma della copertura deriva dalla normativa locale che impone, per questo specifico lotto di progetto, l’uso di un tetto a falde: evitandone la semplice ripetizione, il modello convenzionale di copertura a spioventi è leggermente deformato per integrarsi con l’idea-base del progetto è quello che nasceva come un vincolo è stato esplorato in modo da indagarne le potenzialità latenti.
Chi ha fatto Cosa
Progettazione e direzione lavori: Plasma studio, Ulla Hell, Eva Castro, Holger Kehne
Collaboratori: Nicoletta Gerevini, Peter Pichler, Daniela Walder, Maya Shopova, Libny Pacheco
Progettistica statico: ing. Erlacher Andreas
Progetto antincendio e impiantistico: Technisches Büro Jud, perito. industriale Alfred Jud
Sicurezza: ing. Ralf Pellegrini
Geologa: Ursula Sulzenbacher
Foto: Hertha Hurnaus