Edilizia storica | Museo del territorio diocesano, Sutri (Vt)

Palazzo episcopale recuperato a nuova funzione museale

Il Palazzo episcopale di Sutri è stato oggetto di un attento progetto di recupero degli spazi storici per porli in relazione con la nuova mission museale. L’introduzione di nuovi elementi ha permesso la creazione di un percorso di visita secondo un flusso obbligato. Opere di demolizione di alcune tramezzature hanno consentito di ricavare una sala destinata a conferenze. A quota intermedia sono stati collocati gli uffici amministrativi e il blocco dei servizi. Un ruolo museale all’aperto sarà svolto dall’area del giardino d’ingresso, pensato come ampliamento dello spazio espositivo integrato nel verde.

Il complesso dell’ex Episcopio, destinato a ospitare il Nuovo Museo Diocesano, sorge nel centro storico di Sutri, a ridosso della Cattedrale, sul versante che guarda la Cassia.

L’edificio, di forma compatta e irregolare, si articola in cinque livelli, con l’ingresso principale, affacciato su un giardino terrazzato di fianco al Duomo, posto a una quota intermedia (+0), mentre altri due accessi secondari si aprono su altrettanti livelli inferiori.

Palazzo Sutri prima dei lavori.

Il palazzo, come appare prima dei lavori, è il risultato di una ristrutturazione radicale, voluta agli inizi del secolo dal vescovo Doebbing, che ha riguardato l’intero impianto, trasformando l’originario edificio coperto a tetto, a uno d’ispirazione militare, con terrazze ornate da merlature e torre.

Infatti i lavori fatti eseguire dal vescovo sassone, appartenente all’ordine francescano, Giuseppe Bernardo Doebbing (1900-1916), hanno sensibilmente modificato l’aspetto generale del palazzo, dandogli quell’impronta neogotica tanto legata al gusto del tempo e dell’uomo.

Risalgono a questi ultimi interventi sia le nuove strutture di arredo presenti nel giardino, sia gli spalti merlati e la piccola torre dell’orologio, nonché la balconata che insiste sempre sul cortile interno, nella quale venne risistemata la cappella vescovile.

Stato di fatto prima dei lavori di conservazione e ristrutturazione.

Lo stato di fatto

L’analisi dei prospetti ha da subito evidenziato i rimaneggiamenti e le stratificazioni subite dall’edificio, in particolare sul lato “c”, dove sono evidenti gli accorpamenti di più volumi, compresa la sopraelevazione dell’ultimo piano, aggiunto in occasione dei lavori sopra citati.

Diverse sono le tessiture murarie, realizzate prevalentemente in tufo, a conci irregolari per le murature più antiche o squadrati per quelle più recenti, rifinito in alcune parti con intonaco arricciato come per il lato basamentale verso il giardino o a testa rasata verso il fronte b.

Come varie sono le tipologie delle finestre, dalle bifore in tufo, lavorate a bassorilievo, presenti sul prospetto medievale del fronte C a quelle riproposte in nenfro sulla facciata b e sotto la torre dell’orologio, intervallate da aperture di taglio attuale.

Diversi gli elementi lapidei decorativi, alcuni con iscrizioni, tracce di aperture richiuse parzialmente insieme a una serie di superfetazioni quali bagni pensili, canne fumarie, cavi.

Per tutti i solai piani, tranne per quelli di evidente valenza storica, si è eseguita la sostituzione della struttura portante.

Anche l’analisi in pianta dei rilievi dello stato di fatto ha dimostrato la rifusione tipologica di alcune parti appartenenti a diverse epoche, confermate dalle differenti tecniche costruttive sia delle murature che dei solai.

In particolare risultavano evidenti alcune pareti di consolidamento dei solai al piano a quota 0, l’introduzione di putrelle di rinforzo dei solai lignei ai livelli inferiori, mentre i solai degli ultimi due piani originariamente in legno, sono stati sostituiti con l’intervento del Doebbing con strutture miste in ferro e laterizio sia piane sia a voltine.

Inoltre, l’utilizzo ad abitazione del vescovo protrattasi fino agli anni ‘70, ha determinato ulteriori aggiunte di tramezzature varie per adeguamenti funzionali. Fatta eccezione per alcuni ambienti al piano giardino e alla quota del piano nobile, caratterizzati da cassettoni in legno con funzione decorativa non strutturale e un ambiente dipinto con pannelli applicati in tela su supporto ligneo, tutti datati primi ‘900, il resto degli ambienti si presentava privo di elementi di pregio architettonico.

Per le murature interventi di tipo “locale” dove risultava deteriorata la capacità portante.

Nel grande salone al piano primo sono presenti alcuni camini in peperino, mentre i vani porta sempre allo stesso piano nobile presentavano cornici in pietra e in intonaco con iscrizioni dedicate a vari vescovi.La presenza di una finestra bifora murata in una delle pareti interne al livello 0 conferma la stratificazione dell’edificio con il fronte b aggiunto in una fase successiva.

Anche le finiture interne risentivano della ristrutturazione del Doebbing e di alcuni interventi manutentivi succedutesi fino agli anni ‘70,con pavimenti in graniglia di cemento alternati a piastrelle di ceramica anni ‘60. Alcuni pavimenti in cotto peraltro molto deteriorati erano presenti solo ai piani inferiori. Gli impianti tecnologici erano obsoleti e fuori norma, anche se adeguati fino agli anni ‘70 con elementi radianti presenti in quasi tutti gli ambienti e impianto elettrico sottotraccia.

Lo stato di abbandono e la mancanza d’interventi manutentivi nel corso degli ultimi anni, hanno determinato infiltrazioni di acque meteoriche in vari ambienti. Da una ricognizione visiva esterna, è stato possibile individuare alcune lesioni sulle facciate, particolarmente accentuate in corrispondenza degli attacchi tra le tessiture murarie e nelle brecce aperte di vani soppressi.

Per le zone di muratura che presentavano zone di degrado della malta è stato applicato intonaco armato.

All’interno lesioni e cedimenti strutturali, erano presenti soprattutto al piano aggiunto all’ultimo livello e nella scala secondaria che lo collega. I solai, di varie tipologie (legno, ferro e laterizio, volte in muratura) erano per lo più fatiscenti e comunque non idonei a sopportare i sovraccarichi previsti per le nuove destinazioni. Gli infissi, realizzati in materiali vari (ferro, legno, alluminio) erano in pessimo stato di conservazione.

Il progetto di restauro e la nuova funzione museale

L’approccio metodologico d’intervento è stato preceduto da una fase conoscitiva dell’edificio attuata sia attraverso una dettagliata indagine di rilievo sia grafico sia fotografico sia dalla raccolta di documenti storici.

Il percorso espositivo è articolato su tre piani e distribuito su tredici sale di diversa ampiezza per una superficie complessiva di 500 mq.

La mancanza totale di documentazione grafica insieme alla scarsità d’informazioni archivistiche hanno reso difficile stabilire con certezza le datazioni cronologiche delle singole murature.

In una prima fase progettuale i progettisti si sono limitati a formulare delle ipotesi di sviluppo del complesso solo attraverso l’analisi visiva esterna delle murature.

Successivamente, con l’apertura del cantiere, è stato possibile eseguire la verifica delle ipotesi grazie a una serie di saggi preventivi effettuati sia per valutare la datazione e consistenza delle murature sia l’eventuale presenza di affreschi e decorazioni. Da questa considerazione è stato ipotizzato un progetto di recupero degli spazi storici, per porli in relazione con la nuova funzione museale.

Il restauro dell’edificio era rivolto a mantenere inalterata l’immagine esterna del complesso.

I nuovi ambienti

L’impianto planimetrico dell’edificio si è adattato senza la necessità d’interventi particolari a essere trasformato in museo. La successione delle sale e la collocazione marginale della scala hanno consentito di sviluppare un percorso espositivo naturale, articolato su tre piani.

Al piano terra, grazie alla rimozione totale di due pareti di sostegno aggiunte con l’intervento del Doebbing è stato creato un ampio ambiente con funzione di reception, accessibile dall’esterno attraverso il giardino.

Un banco biglietteria/informazione svolge funzione di bookshop e lo spazio potrà essere attrezzato con pannelli informatici interattivi. Da questa prima sala si diparte il percorso espositivo vero e proprio, articolato su tre piani e distribuito su tredici sale di diversa ampiezza per una superficie complessiva di 500 mq.

Al piano terra e superiore lo spazio espositivo permanente mentre ai livelli inferiori uno spazio espositivo per mostre temporanee. Il primo con accesso principale dal giardino, il secondo anche con ingresso da via del Vescovado.

La nuova scala interna.

L’allestimento, prevede vetrine, pedane e supporti, distribuiti lungo un circuito, distinto in più sezioni, organizzate ciascuna con particolare rigore scientifico.

L’introduzione di una scala e un vano ascensore in posizione opposta a quella della scala esistente, ha consentito la creazione di un percorso di visita, secondo un flusso obbligato e senza barriere architettoniche con inizio e conclusione nello stesso ambiente reception.

Il nuovo corpo scala, unico elemento aggiunto, collega tutti i livelli, compreso anche l’ultimo piano, dove, con la demolizione di alcune tramezzature, è stato possibile ricavare una sala destinata a conferenze, capace di ospitare 90 posti a sedere. A una quota intermedia, sono stati collocati gli uffici amministrativi e il blocco dei servizi igienici.

Le ampie terrazze che si aprono intorno alla sala riunioni, potranno essere destinate per ricevimenti ed esposizioni all’aperto. In prossimità dell’ingresso, è localizzato l’altro blocco dei servizi distinto in uomini-donne e locale per portatori di handicap, mentre i locali magazzini, sono stati ricavati al primo livello (-9) con accesso carrabile dalla strada.

Su questo stesso fronte, a una quota diversa, ma sempre con accesso diretto dall’esterno, è stata posizionata la centrale termica. Un ruolo museale all’aperto sarà svolto dall’area del giardino d’ingresso, pensato come ampliamento dello spazio espositivo integrato nel verde.

Gli interventi strutturali eseguiti sull’edifico si possono dividere in due categorie, interventi sull’edificio esistente e nuovi manufatti a servizio dello stesso.

Criteri progettuali di restauro

Oltre ai necessari interventi di consolidamento strutturale e a quelli di adeguamento impiantistici, necessari a rendere compatibile l’edificio alla nuova funzione, il progetto, più in general, di recupero e restauro è stato condotto secondo due principi di fondo:

mantenere inalterata l’immagine esterna del complesso con la conservazione, dove possibile delle attuali finiture, con limitati interventi di consolidamento e ripristino degli intonaci e delle murature in tufo. Sostituzione dei soli infissi ed eliminazione di alcune canne fumarie e di una superfetazione;

all’interno ridurre al minimo gli interventi di demolizione delle murature verticali, sostituire per ragioni statiche, quasi tutti i solai, con travi e tavolato in legno di castagno simili a quelle esistenti e in lamellare in sostituzione di quelli in laterizio.

Il nuovo volume della scala e dell’ascensore

Sono stati conservati solo alcuni solai di maggiore pregio caratterizzati da cassettoni e decorazioni pittoriche. Unico inserimento il nuovo il volume della scala e dell’ascensore, caratterizzati da una struttura in ferro tipo corten. La stessa finitura è stata prevista per il corpo aggiunto esterno, che contiene la scala di sicurezza per la sala conferenze.

Gli infissi esterni sono stati realizzati con profili Ebe 65 (Secco Sistemi) in ferro corten e vetrocamera. Per i pavimenti di tutti gli ambienti è stato utilizzato cotto fatto a mano 12×25 disposto a correre, mentre per le pareti, dove possibile, sono stati conservati brani d’intonaco originale, mentre nelle restanti parti si è intervenuti con intonaco a calce premiscelato lasciato a fratazzo senza pittura.

Esterni a lavori ultimati.

Interventi strutturali

Gli interventi strutturali eseguiti sull’edifico si possono dividere in due categorie, interventi sull’edificio esistente e nuovi manufatti a servizio dello stesso.

Interventi strutturali sull’edificio esistente, solai intermedi e di copertura. Per tutti i solai piani, tranne per quelli di evidente valenza storica, si è eseguita la sostituzione della struttura portante. È stata ottenuta un’adeguata soluzione antisismica per mezzo del cerchiaggio perimetrale di tutti i solai tramite l’alloggiamento entro le murature, nello spessore dei solai, di profilati in acciaio tipo Upn ai quali sono state fissate le selle di appoggio per le travi in legno.

Murature. Per le murature sono stati eseguiti interventi di tipo “locale” dove risultava deteriorata la loro capacità portante per la presenza di fessure o degrado della capacità legante della malta tra i conci. Sono state effettuate cuciture armate con perforazioni e posa di barre in acciaio e inghisaggio con resina chimica per il collegamento delle zone dei setti murari interessati da fessure.

Per le zone di muratura che presentavano zone di degrado della malta di collegamento e che non evidenziavano intonaci superficiali di particolare interesse storico, è stato fatto il rifacimento dello stesso con intonaco armato.

Volte murarie. Per le volte murarie, presenti in piccolo numero nell’edificio è stato eseguito un leggero consolidamento tramite lo svuotamento del rinfianco, la posa di una cappetta con betoncino armato, di piccolo spessore.

Il rinfianco è stato fatto, alle reni con materiale “pesante” per riportare la spinta della volta all’interno del murature portanti, e per la restante parte con materiale di alleggerimento che non gravassero sulla struttura della volta.

Vista dell’edificio finito.

Nuove strutture

Nell’ambito della nuova destinazione d’uso dell’edificio sono state realizzate le nuove strutture, sostanzialmente di solo collegamento verticale, e in particolare:

la scala di emergenza esterna realizzata con struttura portante in acciaio tipo corten e fondazione su platea interrata in c.a. a sua volta sostenuta da pali di fondazione di piccolo diametro;

la scala interna di collegamento tra i vari piani dell’edificio, anch’essa realizzata con struttura portante in acciaio tipo corten collegata alle murature perimetrali esistenti sulle quali è stato eseguito il cerchiaggio d’irrigidimento ai piani di sbarco della scala;

l’ascensore di collegamento tra i piani dell’edificio con struttura portante in acciaio tipo corten e fondazione di tipo superficiale del tipo a platea in c.a.

Interni del Museo.

Impianti Meccanici

Il progetto degli impianti meccanici ha riguardato il sistema di climatizzazione estiva e invernale, gli impianti antincendio e gli impianto elettrici.

Climatizzazione estiva e invernale. È stato inserito un sistema di condizionamento centralizzato per l’intero edificio, con unità interne, mobiletti verticali incassati a muro, capaci di raffreddare e riscaldare l’aria nei singoli locali dell’edificio in maniera automatica e indipendente, garantendo per ciascun locale il mantenimento dei parametri termo-igrometrici prestabiliti.

Il sistema è del tipo multisplit a pompa di calore elettrica, composto da tre unità esterne termofrigorifere (posizionate in un locale tecnico) e con più unità interne negli ambienti, del tipo a mobiletti verticali incassati a muro.

L’impianto di condizionamento a espansione diretta, è un sistema a pompa di calore dotato di più compressori con inverter caratterizzati da un sistema di regolazione elettronico capace di modulare la portata di refrigerante in circolo in funzione del carico termico istantaneo richiesto dall’edificio.

L’impianto è funzionante con gas refrigerante ecologico R410A, e garantisce elevate prestazioni, con Cop (rendimento: rapporto energia erogata/assorbita) superiori a 3 specialmente a carichi ridotti, sia in estate sia in inverno.

Il sistema garantisce il corretto funzionamento anche a elevate distanze tra le unità esterne e interne, come da progetto. L’impianto è composto essenzialmente da: tre unità esterne motocondensanti di condizionamento del tipo a espansione diretta, a pompa di calore con gas refrigerante ecologico R-410°. Più unità interne evaporanti di condizionamento, di tipo a mobiletto verticale incassato a muro.

Per i pavimenti di tutti gli ambienti è stato utilizzato cotto fatto a mano 12×25 disposto a correre.

Antincendio

Gli impianti antincendio sono affidati soprattutto alla collocazione di estintori manuali a polveri nelle singole sale del Museo e supportati da rilevatori di fumo, sistemi di allarme ottici e acustici e dalla compartimentazione delle scale tramite strutture e porte tagliafuoco Rei 120. Tuttavia onde rispondere alle vigenti normative antincendio (Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali 20/05/92 n. 569) è presente anche un impianto ad acqua con idranti a naspo.

Il palazzo a Sutri a lavori ultimati.

Chi ha fatto CosaCommittente: Curia Vescovile di Civita Castellana, resp. Don Carlo Crucianelli
Progetto architettonico:  arch. Romano Adolini
Progetto strutture e impianti: ing. Renato Conti, ing. Maurizio Carvetti
Direttore lavori e coordinamento sicurezza: arch. Serafino Falconetti
Collaudatore statico: ing. Piero Peri
Rup: arch. Riccardo Pellegrino
Impresa edileEdilizia Falpo srl, Roma
Responsabile di cantiere: Maurizio Marcoaurelio

Materiali di finitura utilizzati

  • Nuovi solai tipo A in travi e tavolato di castagno massello
  • Nuovi solai tipo B in travi e tavolato in legno lamellare
  • Pavimenti in cotto fatto a mano 12×25 cm
  • Pareti in intonaco premiscelato di calce colore naturale senza tinteggiatura
  • Stilatura delle murature esterne con intonaco premiscelato naturale pigmentato
    Infissi in profilati di ferro “corten”
  • Tramezzature interne in pannellature “corten” su disegno

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