Economia | Strumenti

Occorre un disegno complessivo per rilanciare lo sviluppo

Questo è quanto chiedono Rete Imprese Italia e Costruttori Ance. I dati Istat stanno a dimostrare che ci vuole una spinta al mercato interno e maggiore impulso agli interventi immediatamente cantierabili. Investimenti privati? Possibili, l'esempio viene da Arpinge, progetto finanziato dalle casse professionali di geometri, ingegneri, architetti e periti industriali.

Partiamo da un dato inconfutabile: in Italia non si spende più, neppure per le principali necessità, per i beni essenziali e in questi due mesi (luglio e agosto) i prezzi sono crollati per il terzo mese di seguito.
Edilizia Cantiere ImpresedilinewsSi chiama deflazione, una situazione che sta a indicare una domanda fortemente debole con i prezzi in discesa che rispecchiano una inarrestabile e ulteriore contrazione dei redditi. Abbiamo un paese in cui la produzione è ferma al palo, l’occupazione cala e la situazione di disoccupazione per giovani e 50enni è una costante, i bonus del Governo (80 euro) non sono serviti a far ripartire i consumi. Altro che ripresa!
Permane e diviene ancora più forte quel sentore di timore che attanaglia le famiglie e le imprese italiane, Carlo Renzi, al vertice di Codacons l’ha considerato un “infarto per l’economia italiana”. Intanto Moody, l’agenzia di rating, stima per il paese una crescita del Pil di quest’anno negativa per lo 0,1%, un calo della ricchezza più contenuto rispetto a quanto annunciato giorni fa dall’Istat (-0,3%) ma pur sempre calo.
Come stanno reagendo gli operatori economici, imprenditori, categorie professionali, associazioni? Quali sono le loro posizioni per esempio sul decreto legge competitività, quali le loro considerazioni sui pessimi dati Istat, soprattutto quali le prime azioni concrete per smuovere il mercato, l’economia?

Francesco Ferri |Presidente Giovani Confindustria
Francesco Ferri |Presidente Giovani Confindustria

Condivisibile è l’opinione di Francesco Ferri, vicepresidente GI Confindustria per l’organizzazione e lo sviluppo che così riferisce nella rubrica “Futuro Industriale” su LiberoMercato: «bene lo Sblocca Italia ma che abbia risorse sufficienti per farla correre dopo averla sbloccata. Perché la paura di chi fa impresa è proprio di restare fermi ai blocchi di partenza. Per questo colpisce che tra le sfide dell’esecutivo non ci sia quella di un piano di politica industriale. Un piano strategico nel quale si definisce il core business dell’Italia da qui a 10 anni. Che orienta le università su quali corsi offrire, il Governo su quali settori investire, anche con capitali stranieri, i giovani a costituire start up manifatturiere e tecnologiche, le imprese a tornare a produrre in Italia, come negli Usa che stanno favorendo un reshoring in grande scala delle aziende delocalizzate, grazie a una politica pubblica d’incentivo alla industrializzazione del territorio. Confindustria sono anni che sostiene che senza industria l’Italia non riparte. Proprio perché rappresenta le imprese, non solo ne conosce i problemi ma elabora anche le soluzioni per risolverle. E soprattutto ha fra le sue fila una classe dirigente che può fare la differenza in questo momento delicato. Chi come me si occupa di organizzazione e sviluppo dei giovani imprenditori sa che ci sono talenti, capacità e leadership. Sa che ci sono imprenditori che, come negli hashtag di Renzi, sono senza paura, non arretrano di un centimetro e sono pronti a risollevare l’Italia costi quel che costi. E’ a questi che varrebbe la pena di fare una cessione di sovranità prima che all’Europa, perché la collaborazione con le forze produttive che stanno tenendo in piedi il Paese è una grande risorsa. Senza arrivare a una manovra correttiva proviamo insieme a correggere la manovra di avere escluso dalla lista di obiettivi per i prossimi 1000 giorni la reindustrializzazione del Paese».

Giorgio Merletti | Presidente Rete Imprese Italia
Giorgio Merletti | Presidente Rete Imprese Italia

Rete Imprese Italia | Bene riduzione costi energia su imprese
«Nel decreto legge 91/2014, apprezzabile per alcune misure che alleggeriscono gli oneri a carico delle imprese, manca un approccio sistematico capace di aggredire tutti gli aspetti che frenano la ripresa e di sostenere la competitività del sistema produttivo. La situazione dell’economia italiana, in conclamata recessione, impone e rende urgente un piano strategico complessivo e coordinato di rilancio dello sviluppo».

Rete Imprese Italia commenta così il Decreto legge Competitività approvato definitivamente dal Senato e valuta positivamente gli interventi per abbassare il costo delle bollette elettriche delle imprese.
La riduzione della soglia di accesso al beneficio dagli iniziali 55kW agli attuali 16,5 kW permette infatti di estendere gli sconti in bolletta ad altre 400.000 imprese di cui l’80% appartengono ai settori manifatturieri e del commercio, del turismo e dei servizi. Quanto alle misure di semplificazione del Sistri, il Sistema telematico di tracciabilità dei rifiuti, anche a fronte della volontà di Selex Services Management d’interrompere il contratto per la gestione del Sistri il prossimo 30 novembre, Rete Imprese Italia ancora una volta sollecita il coraggio del definitivo superamento del Sistema che in questi 5 anni ha dimostrato di non funzionare.
Sono ritenute positive le norme del dl finalizzate a rafforzare il ruolo delle Agenzie per le Imprese per semplificare l’avvio e l’esercizio delle attività imprenditoriali. Non è invece condivisibile l’abrogazione della norma sulle deroghe al limite per l’utilizzo del contante da parte dei soli cittadini di Paesi dell’Unione europea e dello Spazio economico europeo che, oltre ad un danno, rappresenta una vera e propria beffa per le imprese che non potranno operare in un regime di maggiore concorrenzialità.
A questo proposito è auspicabile che il Governo dia seguito all’impegno preso per mettere in campo le necessarie misure per favorire una maggiore fluidità delle transazioni commerciali.
Più in generale, Rete Imprese Italia sottolinea la necessità di un disegno compiuto di politica economica a sostegno dell’impresa diffusa, con misure di ampio respiro che affrontino in una logica di filiera il rilancio del sistema imprenditoriale italiano. Con urgenza, quell’urgenza che il Governo sta dedicando ad altre questioni che non sono l’economia reale.
Durissimo ma ugualmente chiaro il commento di Paolo Buzzetti, presidente nazionale Ance, commentando il calo del Pil che attesta  una nuova recessione tecnica per il Paese.

Paolo Buzzetti | Presidente Ance
Paolo Buzzetti | Presidente Ance

Paolo Buzzetti | Presidente Ance
«I dati negativi sulla stagnazione dell’economia diffusi dall’Istat confermano che senza concrete misure di sostegno al mercato interno il Paese non potrà ripartire. In questo quadro di estrema debolezza non possiamo che insistere sulla necessità di misure urgenti per l’edilizia in grado di ridare fiato al mercato interno.
In particolare sono necessari incentivi al mercato della casa e serve una forte spinta per far ripartire le piccole e medie opere di manutenzione, diffuse sul territorio, e quanto mai urgenti sia per la sicurezza dei cittadini che per il rilancio dell’occupazione.
Pur apprezzando gli sforzi fatti dal Governo auspichiamo che nei provvedimenti che sta per varare sia dato maggiore impulso agli interventi immediatamente cantierabili rispetto ad opere importanti, ma il cui impatto sull’economia è sicuramente più a lungo termine. Ci vuole un segnale di discontinuità rispetto agli anni passati: dagli annunci di piani faraonici che non hanno mai portato a nulla bisogna passare a una seria programmazione di opere immediatamente cantierabili e utili per il Paese».

Federico Merola AD Arpinge
Federico Merola | Amministratore delegato Arpinge

Arpinge. Ripartire con le piccole e medie opere di manutenzione dunque, marcare la discontinuità rispetto al passato, far uso d’investimenti privati. e un esempio di queste possibilità ci viene da un progetto definibile anch’esso “sblocca cantieri” infrastrutturale privato finanziato dalle casse professionali di geometri, ingegneri, architetti e periti industriali (Cipag, Inarcassa, Eppi) che parte con un fondo di 100 milioni che permettono il finanziamento di 300/400 milioni ma con l’obiettivo di arrivare a quota 500 milioni per attivare investimenti pari al miliardo. Il progetto è di Arpinge, la nuova società che sarà presentata a settembre, una risposta innovativa anche per quanto concerne la forma d’intervento.
La società d’investimenti ha avuto origine un anno fa anche perché la Riforma Fornero aveva preteso dalle Casse professionali la verifica della sostenibilità a 50 anni dei propri bilanci favorendo un investimento dai ritorni dilungati nel tempo come quello infrastrutturale. La società ha già individuato 97 progetti  sui 115 esaminati e per 39 di questi cantierabili tra quest’anno e i primi sei mesi del prossimo anno, la trattativa per l’ingresso della società nell’equity è in uno stato molto avanzato o si è già conclusa.
L’investimento in portafoglio per Arpinge è di 106 milioni su un valore complessivo delle opere di 321 milioni. Per il 70% si tratta di opere infrastrutturali, per la rimanenza di investimenti immobiliari ma con il preciso motivo che debba trattarsi di immobiliare connesso alle infrastrutture, legato a concessioni o al valore della gestione (parcheggi, campus universitari, riqualificazione urbana, progetti innovativi).
Al livello territoriale il 62% del valore dei progetti è al Nord, il 18% al Centro e il 20% al Sud. Amministratore delegato è Federico Merola, già Direttore dell’Ance e con una lunga esperienza internazionale nel Project Financing nel Medio credito Centrale.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here